mercoledì 28 ottobre 2009

Si riparte


Due (benedette) settimane di pausa ed ecco avvicinarsi una nuova avventura. Domattina alle 6 mi metto in macchina, direzione Viverone. L'occasione è la solita: il grande enduro nazionale che ogni anno fa parlare di sè. Rispetto a Guardialfiera e a Endine parto con meno pressioni addosso. Conosco il posto e non sono "costretto" a scappottare. Certo, non ho l'atteggiamento dello sconfitto, tutt'altro: se c'è la possibilità di catturare la "bella" io non mi tiro indietro! Staremo a vedere: spero di aggiornare lo specchietto Twitter con "qualcosa" di interessante...
Ovviamente, se volete passare a trovarmi, siete benvenuti e non dovete fare altro che chiamarmi!
Ah. Per quanto riguarda la notizie sul lago, so che è inchiodato. Poche catture in quasi tutto il perimetro. Non pioverà nel weekend, a quanto pare, ma sarà coperto. Clima da big?

lunedì 26 ottobre 2009

E' importante

30 ottobre 2009: non si tratta di pesca, ma di qualcosa di ben più importante: della vita, della salute e del futuro di oltre cento famiglie.
I comici di Zelig hanno deciso di dare una mano ai lavoratori delle aziende Metalli Preziosi e Lares con uno spettacolo esclusivo. L'incasso sarà totalmente devoluto ai lavoratori delle due aziende che lottano per il diritto al lavoro dal dicembre del 2008.
Per informazioni potete contattare i numeri di telefono indicati sul volantino. Altrimenti, potete chiedere direttamente a me tramite il blog.

lunedì 19 ottobre 2009

[Guardialfiera] L'atterraggio



In attesa di raccontarvi le nuove avventure a Viverone (29/10 --> 1/11) e a Pusiano (12/11 --> 15/11), ritorno ancora sul viaggetto al Lago di Guardialfiera per l'edizione 2009 del Trofeo Cfi. Tramite Twitter io e Davide siamo riusciti a darvi qualche aggiornamento, ma è ben poco rispetto a ciò che abbiamo dovuto affrontare.
La prima fatica è stata il viaggio. Abbiamo deciso di partire con una macchina sola, appuntamento intorno alle 19 a Famagosta, dopo una giornata di lavoro. L'automobile di Davide si riconosce a centinaia di metri di distanza: è stracarica! Zompo sul sedile e immediatamente vengo stordito da un forte odore. Buono, ma pungente: «Grande Davide! Hai per caso portato i funghi?!». «No, sono le tue palline arancioni...». Niente arrosto o bistecconi, quindi: quell'odore che ricordava i funghi secchi era quello delle mie palline al monster crab. Olè, ingranata la prima si parte.
Il viaggio è lungo ma molto scorrevole. Superiamo il nodo di Bologna con un po' di apprensione (lì, chissà come mai, c'è sempre traffico) e poi percorriamo tutta l'Adriatica. Per il Tom Tom sono 808 chilometri: li copriamo in circa 7 ore e mezza, fermandoci tre volte per mangiare e berci un potente caffè.
L'arrivo al lago è stupefacente. Vediamo la diga e imbocchiamo un grande ponte che sovrasta l'acqua. Il Liscione è immenso: lo scorgiamo a destra, poi a sinistra; a un certo punto scompare e poi torna di nuovo a destra e ancora a sinistra. Non finisce più: mai pensavamo di dover fare i conti con tanti metri cubi d'acqua! Se ci stupisce così con il buio, figuriamoci di giorno...

Sono le 2.30 di notte: che fare? Il giorno precedente mi sono sentito con Ivan, l'organizzatore, e gli ho chiesto espressamente di indicarci un posto per piantare la tenda e dormire quelle poche che ci separavano dall'estrazione. «Scendi il ponte, poi la prima a destra seguendo il cartello "Spiaggia": mettiti dove vuoi, senza problemi». Seguiamo per filo e per segno le indicazioni, passimo sotto a un cavalcavia e, nel buio più totale, arriviamo al lago. In effetti, troviamo una grossa spiaggia. Sulla destra ci sono i locali di un ristorante (chiuso) e una strada semi-asfaltata che segue la sponda dall'alto. Stessa cosa a sinistra, solo che il fondo stradale è decisamente messo peggio. Non c'è un'anima in giro: che fare? A prima vista il posto non ci convince molto. Stiamo stanchi, è vero, ma rischiare di piazzarci dove non possiamo è un azzardo che non vogliamo provare. Non si può proprio fare una figuraccia così. Chiamare l'organizzazione in piena notte? manco a parlarne. Decidiamo allora di salire verso il paese di Guardialfiera, un piccolo insieme di case che sta proprio sul cucuzzolo di una alta collina. «Ci sarà un parcheggio, no?».



Tornante dopo tornante, la strada si fa sempre più stretta. Capiamo subito che di possibilità di parcheggio (per dormire) non ce ne sono. La missione in paese fallisce, così facciamo inversione e ritorniamo alla spiaggia. «Cosa può mai succederci?», ci chiediamo, ragionando anche sul fatto che forse non avremmo avuto problemi se quella spiaggia fosse stata il campo gara,. Ripercorriamo la strada ed eccoci di nuovo alla spiaggia. Bivio: destra o sinistra? Imbocchiamo la strada messa meglio, costeggiando il ristorante. Sembra una zona troppo "civilizzata" per poterci piazzare a nostro piacimento : ci sono il ristorante, i giochi per bambini, un circolo velico... Proseguiamo e improvvisamente vediamo una grossa jeep. «Davide, fermiamoci qui, c'è qualcuno in camporella», dico io malizioso. Troppo stanco, il socio pigia sull'acceleratore e si avvicina alla macchina. Non nascondo che da un momento all'altro mi aspettavo di vedere una mano (se non qualcosa di più scabroso) appoggiarsi sul finestrino. Invece, la macchina è vuot e l'osservazione non è vana perché in controluce scorgiamo una tenda. «Sembra un bivvy», diciamo. Andiamo a rompergli le scatole? Non ci sembra il caso: siamo talmente stanchi che potremmo scambiare un sasso per una tenda.
Ci resta un'unica soluzione: girare l'auto e imboccare la strada sterrata che costeggia la sponda dall'altra parte. La zona è poco rassicurante: la carreggiata è fangosa, piena di buche e di pozze, tutt'intorno ci sono arbusti, canneti, erbacce e qualche rifiuto qua e là. Siamo consapevoli di fare una grande pazzia. Davide a un certo punto svolta in un buco tra la vegetazione che porta direttamente alla riva. Scendo dall'auto per verificare che le ruote non si impantanino e dopo qualche metro spegniamo il motore. Eccoci. Atterrati: ore 2.45 della notte.



Il resto della nottata ci vede impegnati in una seconda pazzia. Non potendo tirare fuori la tenda («E' l'ultima cosa in fondo!»), montiamo un piccolo shelter. Fin qui niente di strano, se non che... dormiamo senza lettino. Alla vecchia maniera: sacco a pelo e schiena a terra. Sono poche ore e sopratutto si fa meno fatica così rispetto a quella che si farebbe scaricando (e ricaricando) nel pieno buio la macchina. Ci sentiamo come i pionieri del carp fishing: «Troppo extreme!».
I nostri occhi si apriranno cinque ore più tardi: la schiena e il collo sono a pezzi, ma siamo sereni perché tra poco inizierà l'avventura. In lontananza scorgiamo il bivvy dell'altra notte: non sappiamo ancora che quella della notte è stata solo la prima (divertentissima) fatica.

PS: Abbiamo fatto bene a partire in notturna. La mattina seguente, infatti, l'autostrada è stata chiusa per ore a causa di un assalto a un portavalori. Coppie molto più vicine di noi (per esempio di Macerata) hanno impiegato lo stesso nostro tempo per fare però un quarto dei chilometri. Meglio arrivare di notte e dormire a terra, piuttosto che passare sei ore in coda nel traffico!

giovedì 15 ottobre 2009

[Maratona 2009] Un po' di colore

Dirò la verità: non mi sono troppo impegnato a fare foto che rappresentassero il clima della Maratona. Quest'anno ho preferito godermelo in pieno, senza consumare il dito tra un click e l'altro. A dirla tutta il dito si è consumato comunque causa servizio per la rivista... però ho dedicato poco tempo al cazzeggio "documentato". Qualcosa, comunque, posso mostrarvelo. Come sempre, quando c'è di mezzo il King o quando Luca è nei paraggi.

Iniziamo dall'inizio (bruttaaaa!), cioè all'arrivo presso la casa del pescatore (quanto so' carabbbiniere). Difficile rimanere indifferenti: hai l'adrenalina addosso da luglio, quando hai saputo che sei nella lista dei fortunati che parteciperanno alla Maratona. Sei in un frullatore da un mese, per preparare tutto in modo che non ti manchi nulla. E sei sveglio dalla notte prima, perché pensi a cosa hai dimenticato, a tutte le strategie possibili in tutte le postazioni immaginabili, comprese quelle che nella Maratona non ci sono. Ebbene: quando metti il piede a terra sulla ghiaia dello spiaggione della Casa del Pescatore, non capisci più nulla e non vedi l'ora di cacciare fuori le canne dal baule...



Come te, ci sono altri 50 pescatori impazienti. Tutti pensano la stessa cosa, nessuno escluso. E "friggono" anche quelli che si fanno un bianchino o una birra alle 8 del mattino per stemperare la tensione. Carp Fishing Italia: bello il nostro striscione!



La tua macchina è carica, ma c'è qualcuno che ce l'ha più carica di te, nonostante ce l'abbia più grande. A tutto, comunque, si trova una soluzione: portapacchi con l'airbag.



Ci sono "coppie" che... hanno tre membri. Ecco un socio davvero speciale! "Finesse", mi vien da dire...



Tra animali ci si intende. E a volte gli animali sono più umani degli umani: «Tranquilla, pochi secondi e sei di nuovo nel tuo ambiente! Intanto ti proteggo io!».



Ecco in anteprima il nuovo tronista della De Filippi...



Incredibile! Sfiorata la rissa: il King unisce tre Ultegra e cala a 2500 metri di distanza sopra le canne di Luca, che si vendica... [Hitchcock style!]



Due testimonial d'eccezione per "Bronzone", il primo formaggio che puzza solo dopo che l'hai mangiato.



Strategia di team per il Gruppo Ambrosiano Carp Fishing: gambe sotto il tavolo!



Peccato che non si possano fotografare le parole. Di aneddoti, ci c****te, di discorsi stupidi ne abbiamo fatti a quintalate. Tutti uniti da un evento che, non mi stancherò mai di dirlo, è unico nel suo genere. Inimitabile: lago, pesci, atmosfera, organizzazione... ci vorrebbe il brevetto per la Maratona!

mercoledì 14 ottobre 2009

[Maratona 2009] Il rompicapo



Sarò breve, ma oltre alle boiate concedetemi lo spazio per parlare un po’ anche di tecnica spiccia. O meglio, di strategia. La nostra postazione era la numero 8, è conosciuta come “La Sbarra” ed è quella più a nord tra tutte. Negli ultimi due anni è sempre stata una delle “favorite” all’enduro. L’anno scorso, in questa e in quella di fianco (“Discesa”), hanno catturato molto. Nel 2007 addirittura hanno vinto. Siamo partiti con buoni auspici, insomma. Delle tre coppie di Milano eravamo forse quelli con la postazione migliore.

Ma... c’è un “ma”. Non abbiamo fatto i conti con il repentino cambio di clima, con la pioggia, con il freddo e con il vento, che hanno completamente modificato i movimenti delle carpe nel lago. Anzi, più che modificare, hanno proprio messo in moto i pesci. In condizioni “normali”, cioè con il bel tempo intervallato da qualche breve scroscio, negli anni scorsi le postazioni a nord sono sempre andate alla grande, insieme a quelle a sud. In genere le postazioni a sud prendevano il pescione, quelle nell’estremo nord prendevano tante carpe ma di taglia nettamente inferiore. Questo perché in entrambi i casi abbiamo a che fare con limitate profondità. Per esempio, davanti a noi il lago non scendeva oltre i 4 metri, mentre la maggior parte delle catture è stata fatta in 7-8 metri d’acqua. Insomma, il freddo ha messo in movimento le carpe, che hanno abbandonato gli erbai a nord e a sud e hanno iniziato a muoversi lungo il lago per sparpagliarsi alla ricerca di cibo. Con il bel tempo, forse, avremmo preso più carpe perché le avremmo avute lì, dentro gli erbai. Ma è solo un “forse”, e il perché ve lo spiego tra poco.

La conformazione del fondale davanti a noi era abbastanza entusiasmante. Nei primi 20-30 metri d’acqua troviamo una “corona” di erbai sommersi davvero impenetrabile. Tolto qualche buco nell’immediato sottoriva, i primi spazi per calare le canne si tovano solo oltre la corona. A destra parte il più grande canneto del lago, con qualche banco di ninfee. A vederlo sembra un hot spot, ma a un esame più approfondito ci si accorge che era per nulla frequentato dalle carpe. Il fondale al di sotto del banco di ninfee era letteralmente tappezzato di erbe. Sempre sulla destra, in mezzo al canneto, spunta fuori una lingua di terra dovuta al trasporto di sedimenti di un ruscello. L’opera del fiumiciattolo ha creato un bel plateau di ghiaia e di sabbia. Tornando a guardare in avanti, poco oltre la corona di erbe il fondale oscilla tra i 2 e i 2,5 metri, per poi scendere molto lentamente fino a un massimo di 4 metri. Sulla sinistra il fondale pulito si alterna a ciuffi di erbe, fino a un certo punto, quando si forma un grosso erbaio che si estende perpendicolare alla sponda. È molto stretto ma abbastanza lungo e si unisce a un grossissimo erbaio orizzontale che si trova proprio davanti al pod, a circa 150-170 metri da riva. Insomma, immaginatevi di avere un erbaio orizzontale davanti che va ad unirsi a un altro erbaio sulla sinistra: in mezzo, cioè nell’area dell’angolo, tutto era pulito, con solo piccoli erbai qua e là.

Come abbiamo pescato? La prima notte abbiamo piazzato una canna davanti al ruscelletto (quella che mi ha fruttato il cigno) e un’altra a 20 metri dal canneto, sul fondale pulito. Due canne sono finite davanti a noi, contro il grande erbaio. Le altre due a sinistra, poco oltre la corona e sullo spigolo dell’erbaio stretto e lungo. L’assetto non è variato nella seconda (questa volta nessun cigno), mentre nella terza abbiamo eliminato le canne in acqua bassa per concentrarci sulle profondità. Abbiamo trovato un altro grande erbaio sulla destra, e poi abbiamo piazzato una canna nell’angolo tra i due grandi erbai. Morale, tutto fermo. L’unica carpa è stata presa nello spigolo dell’erbaio lungo sulla sinistra. Il rudimentale disegno qui sotto vi spiega un po’ la nostra strategia (CLICCARE SOPRA PER VEDERLO MEGLIO).



In alto a sinistra vedete spiegato il "forse": ho segnato il punto in cui è stata presa la seconda carpa più grossa della gara, una regina di 19,6 chili. La coppia opposta a noi ha catturato 5 pesci e tra questi la cicciona quasi over 20. Perché noi solo la "miseria" di una carpa? Alla nostra sinistra avevamo anche due ragazzi della sede di Rudiano abbastanza esperti del lago. Loro hanno addirittura finito con un cappotto. I pesci insomma passeggiavano lungo il lato della statale e, a osservare la classifica, ci si rende conto come il lato est del lago sia stato molto meno produttivo di quello ovest. Almeno: noi ci siamo spiegati così la differenza di rendimento. Voi avete altre ipotesi?

martedì 13 ottobre 2009

[Maratona 2009] La prima non si scorda mai



Ci sono sensazioni difficili da raccontare. Semplici da vivere, ma quasi impossibili da riferire. Sono brividi lungo la schiena, trilli nelle orecchie, scintille nel cervello. Avete presente quando si prova la sensazione che di qui a poco succederà qualcosa di importante? La foto che vedete qui sopra vi fa già capire dove voglio andare a parare. Me lo sentivo, stavolta ce l’avrei fatta. «Facile dirlo ora che tutto è compiuto!»: hai ragione, caro amico, ma questa volta è andata proprio così. C’era qualcosa nell’aria, un incastro di sensazioni e di gesti che faceva presagire il grande (grandissimo) evento. La prima di Endine non si scorda mai, e più di me nessuno può essere d’accordo.

Incastro di azioni e gesti, dicevo. Ebbene, la cattura è avvenuta dopo la calata più difficile di questo 2009. Come ben sapete, pescavamo a pochi centimetri dagli erbai, in mezzo ai corridoi di fondale pulito. Tanto per intenderci, facevamo scendere l’esca sul fondo tenendo gli occhi incollati allo schermo dell’ecoscandaglio,. Siamo a venerdì sera: devo calare l’ultima canna. La giornata, tra giro delle catture e altri contrattempi, è stata piuttosto piena. Devo fare tutto al tramonto, approfittando degli ultimi giorni di sole. E invece, in serie: leggera pioggerellina che mi coglie senza cerata, venticello debole e freddo che bastava a spostare la mariposa, il trasduttore che non vuole saperne di stare incollato alla barca e un mazzo d’alghe che si impiglia all’elica del motore. Finita? Macché! Arrivato allo spot, scandaglio per bene la zona. Pasturo i bordi dell’erbaio con sbriciolato di boilie e micropellet da 5 millimetri e infine mi posiziono nel punto in cui voglio calare. Piove e c’è vento, è dura rimanere fermi. Piombo in acqua, apro l’archetto e la montatura non scende: il filo ha fatto il giro della punta e nel frattempo lo snag leader dello 0,70 “esplode” dalla bobina. Riavvolgi il filo e snoda la punta, ci riproviamo. Il piombo scende, tocca il fondo molle e poi si blocca. Sull’eco appare chiaramente il filo diretto verso l’erbaio gigante. L’ho combinata grossa: ho calato in pieno erbaio. Dannato vento! Tiro, ma la lenza è impigliata. Tiro più forte, quasi spacco la Leon. Dopo cinque minuti è già buio e io sono nel bel mezzo del lago che cerco di staccare l’erbaio dal fondo. Improvvisamente, la lenza viene verso di me, ma a una velocità innaturale. «Stac!». Sento un rumore e vedo il piombo rotolare sul fondo della barca. Il filo è molle e capisco: a forza di tirare si è rotto tutto, ma per fortuna piombo e finale sono saltati in barca sullo slancio. È la mia giornata fortunata perché trovo subito una soluzione che non mi obbliga a tornare al campo. Quando pesco a lunga distanza di solito non recupero le canne, ma vado sull’innesco in barca e poi cambio direttamente il lead core con il finale, legandone uno nuovo. Fortuna vuole che in barca avessi ancora quello appena tolto. Si ricomincia: metti il nuovo terminale sul lead core, il piombo e lega tutto allo snag. In cinque minuti sono di nuovo pronto a calare. Sono quasi le 8 di sera. Il piombo scivola più lento e si poggia. «Ma... qui è duro!», dico tra me e me. Faccio saltellare il piombo una seconda volta e scopro che, nella sfortuna, ho trovato un punto dure nel bel mezzo del corridoio di erbai. Lancio cinque palline intorno all’innesco e finalmente torno verso riva. Il King ha ormai già la pasta pronta: «Ehi, ma che è successo?». Niente, una calata così così...

Capita allora che vai a letto senza troppe paranoie. O la va o la spacca. Senti di aver dato il meglio, di aver fatto il possibile, e ti nascondi dietro quel “tanto le carpe non sono nel settore”, che ti fa sentire così al sicuro. Una buona cena, quattro chiacchiere e l’ennesimo scroscio d’acqua che questa volta ti accompagna per tutta notte. Ci siamo, gli occhi si chiudono per riaprirsi dopo un timido bip alle 6 del mattino. «È un gialdone», dico. «Muoviti, come fa un gialdone a portare via filo a 150 metri da riva?!», dice il King. La partenza è indecisa, ma siamo vicini agli erbai e qualche sussulto ci può stare. In un attimo siamo vicini al segnalino. La lenza punta la zona più fitta dell’erbaio. Tiro, ma la lenza è bloccata. Mi fido della resistenza della mia lenza e tiro ancora più forte: qualche bolla, ed ecco il pesce a galla. Siamo tutti e due abbastanza storditi, perché la pioggerellina e le miti temperature ci hanno fatto partire per un lungo sonno. Qualche esitazione con il guadino («King, passa a me la rete!»), ma finalmente ci siamo. Tiro un sospiro di sollievo e mi levo dallo stomaco un mattone. Cinque minuti di tensione totale, con il solo pensiero fisso di rischiare di perdere la mia prima carpa di Endine. Ma poi mi va bene. Sento la pacca sulla spalla del King e la prima cosa che penso è “spero che ora tocchi a lui”. Poi ritorniamo lenti al campo, mentre il sole sta facendo capolino dietro le montagne come se smaniasse anche lui di vedere quella carpa. È un altro giorno, e ora inizia un’altra storia...

lunedì 12 ottobre 2009

[Maratona 2009] Biancaneve?!


Ebbene sì, non vi abbiamo detto nulla perché volevamo tenere la "bomba" segreta per un po' e farvi una sorpresa. Purtroppo qualche spione ha parlato e siamo quindi costretti a svelarvi tutto: il King, poco oltre la fine della gara, ha catturato Biancaneve. Sì, proprio lei, la mitica creatura delle acque di Endine. Eccolo, felice e soddisfatto, cingere tra le braccia la sua principessa dei sogni. Grandissimo: non si è perso d'animo e ha lottato fino all'ultimo. Ammirevole, non ci sono parole. Gli perdono anche la sbarra...

PS. Questo è solo l'inizio!

venerdì 9 ottobre 2009

[Maratona 2009] Walter la piazza



Quattro chili e otto: Walter sblocca il match del Gruppo Ambrosiano Carp Fishing con un colpo da maestro, mentre Luca folleggia sulle sponde tra public relations, castagne e bicchieri di vino. Sono una coppia perfetta, in pesca lavorano come una macchina: chapeau!
Ancora nulla per Silvio e Davide, men che meno per me e il Kingaccio. Abbiam avuto una mezza partenza la notte passata (poi bloccata), poi io stamattina ho agganciato (e liberato un cigno). Uno dei piccoli: si era unito al banchetto con le mie palline vicino a un canneto, in 70 centimetri d’acqua, ed è rimasto impigliato al lead core. Per fortuna non si è punto con l’amo.
Abbiamo ricalato da poco le canne. 5 su sei mantengono la stessa strategia di ieri (erbai più due in acqua bassa), una l’ho spostata più al largo, sempre a ridosso di un altro erbaio che ieri, per pigrizia, non avevo trovato. Siamo fiduciosi, perché nel lago le catture non si stanno facendo desiderare.
La notte passata sono usciti 8-9 pesci. Due alla 25 (Tartufaia), due alla 5 (Strettoia), una alla 24, di fronte alla Casa del Pescatore, una al Bar Biali e una alle Api: sono quelle di cui ho notizie certe. Durante la giornata ne sono uscite altre, tra cui quella di Walter e Luca più una per gli amici del Cfi Garfagnana. Al momento la più grossa è una 13, 5 chili, presa alla posta 24. Segue una 11, 05 della postazione Tartufaia.
Andiamo a letto fiduciosi, tonight is the night!
Ps. Ci aspettiamo burrasca per domani. Già stamattina abbiamo affrontato l’emergenza costruendo una piccola diga per evitare che un torrentello allagasse la tenda. L’opera, di umanistica creazione, si vede bene in foto!

giovedì 8 ottobre 2009

[Maratona 2009] Alla sbarra



Roger Roger, ci siamo. Io e il King vi scriviamo al riparo dall’umidità sotto un ombrellone che ci ripara… per modo di dire.
Siamo alla postazione numero 8, cioè “La sbarra”, praticamente l’ultima postazione più a nord del lago. Davanti abbiamo un fondale uniforme, che scende ad un massimo di 3,5 metri. Stiamo pescando a ridosso di alcuni erbai a circa 150 metri di distanza. Siamo un po’ “infazzolettati” dalla coppia davanti, ma siamo fiduciosi: se le carpe passano da qui, noi le prendiamo.
Sulla destra abbiamo anche una grande ansa di canneto. Forse la più grande del lago insieme al riservino. Non sembra molto frequentata dalle carpe: c’è qualche rumata in corrispondenza di un ruscelletto, ma nient’altro. Io ho piazzato una canna in 70 centimetri d’acqua vicino ad alcune rumate, il King poco oltre la corona di alghe che si protende al largo fino a 20 metri da riva.
Esche? Tiger nut e boilie nutty al miele per me, birdfood, green fish e birdfish per il King. Insomma, copriamo ogni situazione!
Anche gli altri stanno bene. Silvio e Davide sono al pic-nic, postazione non facile ma che ogni tanto regala qualche “grossa” sorpresa. Hanno avuto qualche difficoltà con la coppia davanti (ah, dannato long range!) ma sono belli carichi e determinati. A Walter e Luca è toccata la sponda della Statale, sono alla 24, praticamente centro lago. Pescano tra i 4 e gli 8 metri d’acqua, vicino a grossi erbai alti anche tre metri.
Al momento non ci sono state catture, noi aspettiamo fiduciosi.
Tra l’altro, breve aneddoto: “Pablo, la sbarra non si apre”. “Come non si apre?”. Morale della favola, chiediamo alla coppia di fianco che ci dice che è impossibile che la sbarra sia chiusa. Ma è chiusa (per il King). Scarichiamo tutto dall’auto – una faticaccia bestiale – e quando abbiamo finito arrivano i ragazzi dell’organizzazione. “Ma non si apre?”, ci chiedono. “No!”, diciamo noi. Poi una risata, uno sguardo, il King si inginocchia con le mani sulla faccia: magicamente la sbarra si apre senza fare la minima fatica. Era aperta, bastava spingere un pochino.
Morale della favola: occhio ai nuovi ingegneri!
Per punizione, il King ha cucinao e allestito il campo come una colf brasiliana. Vi saluta tutti, stanotte è la sua notte (per forza, pesca con me, e chi pesca con me… bé dai, lo sapete!).

mercoledì 7 ottobre 2009

E' tutto pronto



Endine, arriviamo. Rendez-vous con pizza italo-cinese, più cinese che italo. Il King è carico. Ore 7 al casello di Agrate, poi via verso una nuova avventura.
Le previsioni non promettono nulla di buono, anzi: andremo incontro a un venerdì e a un sabato mattina terribili! Ma Endine è così, la pioggia è nel DNA della Maratona e non possiamo farci molto. Del resto non ci va neanche male, perché la pioggia potrebbe mettere in movimento le baffone che con il caldo si inchiodano negli erbai a nord e a sud. Abbiamo un solo timore: la sponda della statale. Dani dice che risolverà il problema con i tappi nelle orecchie ma io sono qui che aspetto il passaggio dei primi camion "giusti"... prometto che pubblicherò una sua foto scattata di prima mattina!
E allora si parte, passateci a trovare perché ci farà un enorme piacere!

martedì 6 ottobre 2009

[Guardialfiera] Fango



Il report completo della pescata a Guardialfiera arriverà tra qualche giorno. Nel frattempo, ecco qualche spicciolo della nostra esperienza.
Partiamo dal compagno più "caro" che abbiamo avuto con noi questo weekend: il fango.
"Mota", lo chiamano in Toscana, nelle zone dove abita la mia dolce metà. «Mota»: sentite come suona bene? Rotondo, liquido, colloso. Proprio come il fango che abbiamo dovuto affrontare in questi tre giorni. Ce lo aspettavamo, ma fino a un certo punto. Quando siamo arrivati le sponde del lago ricordavano quelle del Nilo. La terra secca spaccata in un reticolo a 'mo di deserto. Poi lo scroscio di pioggia ed ecco la palude. La terra si è trasformata in un budino di argilla, ha cominciato a inghiottire i nostri stivali (anche fino al ginocchio) e, soprattutto, ad appiccicarvisi: mi spostavo con almeno 2 chili di fango per piede in più... altro che allenamento nella sabbia come il Milan in ritiro in Sardegna! Anche Davide faticava, ma un po' meno: il jolly sono stati gli stivali con la suola in peltro, per intenderci quelli "pelosi" per muoversi sui ghiareti dei torrenti senza scivolare. Non sappiamo perché, ma a questi stivali il fango non si attaccava.
Difficoltà a muoversi e anche difficoltà a tenere pulite le cose. Il fango era ovunque, fuori la tenda come dentro. E pure nel cibo, a volte. Più camminavamo, più il fondo diventava molle. Come si vede dalla foto, il terreno rimestato dai nostri piedi era un blob che ci inghiottiva. Davanti alle tende abbiamo costruito due passerelle di sassi, ma abbiamo avuto bisogno di almeno 4 strati!
Quando ti capitano situazioni così, non sogni altro che una doccia. E speri anche che i pesci non partano uno dietro l'altro in piena notte per non doverti mettere i waders (obbligatori in queste condizioni!), correre goffo alle canne sperando di non scivolare, per poi rilanciare, togliere gli stivali e rimetterli un quarto d'ora dopo.

Alla fine, però, ti senti interprete di una grande impresa. Capisci che ce l'hai fatta, che hai pagato dazio al lago che a sua volta ti ha donato qualcuna delle sue creature. Quando stringi una carpetta davanti alla macchina fotografica, quando le gambe sono sotto un tavolo e si parla di pesca, e quando lo sguardo non tiene la corsa del paesaggio che cambia fuori dal finestrino, tutto è già passato. «Ecco che ne vale la pena», ti viene da dire. Perché è proprio così, un'emozione. Sporca, nessuno lo mette in dubbio, ma unica nel suo genere. Chiedetelo a quelli che sognano tanto la Foret d'Orient...

lunedì 5 ottobre 2009

[Guardialfiera] Siamo tornati



Chilometri. Sudore. Fango. Gioia. Entusiasmo. E anche un po' di paura: gli ottocento chilometri che ci separavano da casa sono stati mangiati in neanche sette ore. Siamo ritornati alla nostra routine, alla sveglia presto, alle solite cose. Che palle.
Un po' ci dispiace, perché è difficile descrivere in breve un'esperienza così forte. I chilometri, certo, ma non solo. Siamo stanchissimi e sereni, perché abbiamo scoperto un posto meraviglioso, abbiamo totalizzato più partenze di quante ne sentiamo in un anno, e perché abbiamo tenuto duro pur essendo pieni di fango. E pazienza se la grossa non è arrivata o se la classifica ci vede dietro: conta il succo di emozioni che ci porteremo dentro per tanto tempo. E come noi, provano le stesse cose le altre 21 coppie che hanno onorato la manifestazione e l'impegno dei ragazzi, Ivan e Pietro: si sono sbattuti per mesi pur di portare a buon fine l'evento.
Insomma, è andata alla grande. Per ora vi lasciamo così, con una sola foto che spiega un po' tutto il senso del nostro viaggio. Piano piano, tempo permettendo, aggiungerò qualche altra immagine e qualche particolare di questa avventura...
Già, perché di roba da dire ce n'è tanta... eccome!
Perdonatemi se non sono riuscito ad aggiornare il blog e twitter. Purtroppo sono rimasto in roaming (3 is a magic number) e il credito è finito molto, troppo presto!

giovedì 1 ottobre 2009

[Guardialfiera] Forse piove!



Come potete vedere,in fondo alla pagina ho aggiunto uno specchietto con le previsioni meteo di Guardalfiera. Terrificante: fra venerdì pomeriggio e sabato mattina ci beccheremo sonori temporali. Meglio così, forse. Preferisco nettamente un uragano a tre giorni filati di pioggia finissima.
Ieri ho parlato con Ivan, uno dei due responsabili di gara. Mi ha detto chiaro e tondo che se piove è meglio, perché si cattura anche di più. Già, ma le foto per l'itinerario come verranno? Speriamo bene... mi darò da fare in quelle poche ore di luce tra una nuvola e l'altra.
Ho scoperto anche che pescheremo nello spiaggione che rientra sotto il comune di Guardialfiera, circa 3 chilometri di sponda a disposizione di 23 coppie. Mica male!

Io e Davide abbiamo il rendez-vous dopo le 18. Esco dal lavoro, vado in Famagosta e poi si parte. Credo che questo sarà l'ultimo aggiornamento da Milano. Spero di potervi mostrare domattina un paio di foto del lago... pioggia permettendo!
Voi continuate a seguirci su Twitter, nello specchietto in alto a destra: vi terremo aggiornati sulle tappe del nostro viaggione!