giovedì 21 luglio 2011

Basiglio: siamo alla resa dei conti (forse)

Ecco un articolo di Massimiliano Saggese pubblicato sull'edizione on-line de Il Giorno:

Moria di pesci nell'oasi naturale: "La causa? Le fogne di Milano3".

Dopo anni di fotografie, riprese, denunce e tonnellate di pesci morti, forse siamo alla resa dei conti: ecco la verità (tutta?) sulla cava di Basiglio.

lunedì 20 giugno 2011

Il Lago di Vagli...


... è uno dei posti più belli che abbia mai visto e in cui abbia mai pescato. Te ne parlerò presto: fai passare questa calda estate e poi, al momento di tornare in ufficio, ti regalerò un buon motivo per organizzare le tue vacanze di pesca di ottobre in un paradiso naturale praticamente sconosciuto agli appassionati di boilie e hair rig. Ma ti avviso: è roba da duri, da carpisti con le palle. Sei pronto?

martedì 14 giugno 2011

Beccata!


Oggi (ops, ieri) è (era) il mio compleanno. Ebbene sì, sono ventinove! E con l'ennesimo, inesorabile scatto d'anno è arrivato un regalo molto gradito: una mini-videocamera digitale. Approfittando di una passeggiata con il cane, "giro" per qualche minuto ed ecco qui la prima "produzione". Manco a farlo apposta, becco a pochi metri dai miei piedi una bella carpa regina che si sta strusciando contro i rami concedendosi al rito dell'amore. Un buon inizio, insomma (a eccezione dello stile di ripresa e del montaggio, non proprio stile Hollywood...).

lunedì 30 maggio 2011

L'inconsapevole libero arbitrio del pesce


Ripetersi non è mai facile. Nella pesca, poi, è quasi impossibile: la bravura e l’esperienza contano un sacco, ma condividono con la fortuna lo spettro delle possibilità. Non so quantificare la fetta che ognuna di esse possiede, ma per comodità mettiamole a confronto a un livello paritario: cinquanta e cinquanta, metà bravura e metà fortuna. Difficile contraddire ciò parlando di uno “sport” in cui le prestazioni si misurano e si quantificano non solo sulla volontà di chi compete e sulla sua preparazione – come potrebbe essere per una gara dei 100 metri piani – ma anche sulla “collaborazione” di soggetti terzi, ovvero i pesci, con il loro inconsapevole libero arbitrio. Sono appena tornato dall’edizione 2010 dell’Enduro Benefico del Lago Isola del Pescatore, organizzato questo weekend dalla sede Cfi Torino Nord-Ovest per devolvere fondi a SoleTerre, un’organizzazione che si sta occupando dell’assistenza ospedaliera in Ucraina ai bambini colpiti da tumori e leucemie. L’anno scorso ho avuto la grande fortuna di vincere questo enduro e sapevo che sarebbe stato impossibile ripetermi. Ci abbiamo messo tutta la bravura e la convinzione in nostro possesso, ma è stato grazie alla fortuna che io e il mio socio per l’occasione, Silvio, siamo arrivati terzi nell’edizione di quest’anno. Il post non vuole essere un’assurda lode alla mie prestazioni carpistiche. No: ciò che stai per leggere è ciò che abbiamo fatto, dalla teoria alla pratica. Perché è stata una sfida difficile e ogni pesce che abbiamo presto è stato letteralmente “sudato”. Se non ci credi, leggi fino in fondo...

mercoledì 11 maggio 2011

La ricetta dell'enduro perfetto


Tra pochi giorni – più precisamente sabato e domenica – parteciperò a un nuovo enduro organizzato dal mio club, il Gruppo Ambrosiano Carp Fishing. Ritorniamo dopo qualche tempo in uno spot a me/a noi particolarmente caro: il Lago Santa Maria di Gudo Gambaredo. Per esorcizzare l’attesa crescente – devo essere un po’ picchiatello perché attendo trepidante questo evento nonostante le previsioni promettano acqua a catinelle per due giorni – sono andato allora a rispolverare le foto del primo enduro organizzato proprio in questo lago nell’aprile 2009. Che emozioni! Al di là delle catture, in quell’occasione c’è stato tutto: spot curato, interessante dal punto di vista tecnico e ricco di carpe; esemplari pesanti, certo, ma dalla livrea splendida e non così facili da prendere; tranquillità, sicurezza e organizzazione impeccabile; passione, allegria, goliardia e voglia di competere senza dimenticare il vero senso di un ritrovo così, ovvero stare insieme. Ecco, questo è l’enduro perfetto: carpe per tutti – grandi o piccole non importa –  e allegria a profusione in uno spot sicuro. E se piove, pazienza: quando un carpista ha tutto questo, il resto non conta.

venerdì 1 aprile 2011

Più pancia, meno testa


Noi carpisti spesso non afferriamo molte occasioni a causa di un piccolo difettuccio: ragioniamo sempre sulla base di approcci standard e usiamo poca fantasia. Preferiamo lasciarci guidare dall’esperienza e dalle tecniche “classiche” dimenticandoci di quanto, a volte, possa essere vincente seguire i suggerimenti della pancia. Prendiamo come esempio la pesca nei grandi laghi. L’approccio più o meno è questo: si trova una postazione sulla base degli spostamenti stagionali delle carpe o delle informazioni che abbiamo a disposizione, si scandaglia la zona cercando sempre gli scalini, le buche, le secche, i vecchi letti di fiumi e le zone a fondale duro, si cala la lenza (raramente la lanciamo) aiutandosi con l’ecoscandaglio e si pastura coprendo un’ampia superficie soprattutto con palline di grosse dimensioni, perché quelle piccole non vanno bene a causa della minutaglia. Questi “passi” standard hanno fatto e faranno catturare ancora migliaia di carpe ma non vincono sempre. Noi non ce ne rendiamo conto perché siamo troppo pigri per metterli in discussione.

lunedì 21 marzo 2011

Lanca di Cà del Conte: le foto


Non capita molto spesso che pescatori appassionati di diverse discipline si trovino tutti d’accordo. Eppure questa domenica è successo: Carp Fishing Italia, Spinning Club Italia, Ledgering & Barbel Fishing Italia e Fipsas Lodi - Apssl hanno messo da parte le loro differenze e sono scese in campo per fare del bene all’ambiente, lungo le sponde della lanca di Cà del Conte, una delle più belle e frequentate dell’Adda. I volenterosi erano più di cinquanta e hanno raccolto una quantità impressionante di bottiglie di vetro e di plastica, di lattine, di cartacce e di sacchetti. E non si sono tirati indietro nemmeno davanti a rifiuti “particolari” come barche distrutte, lavandini, siringhe, bidoni di ferro, una lavatrice e, addirittura, accessori da mobilio. Oggetto più curioso: una pistola giocattolo parzialmente sotterrata. La manifestazione, a cui ha partecipato con grande entusiasmo e con molta voglia di fare anche il sindaco di San Martino in Strada, si è conclusa con un buon rinfresco: per una giornata i pescatori hanno messo da parte le differenze con grande umiltà per mandare un importante messaggio di tutela ambientale. Un primo passo fondamentale per riallacciare i rapporti e proseguire sul cammino della collaborazione e degli obiettivi comuni. Perché il futuro della pesca non passa solo da canne, mulinelli ed esche, ma dal rispetto del bene più prezioso per un appassionato: l’acqua.

Ciccando qui sotto (su Read More...) si possono vedere alcune foto della giornata di pulizia. L’album completo si trova in questo link: Mio album Picasa. 

lunedì 7 marzo 2011

Idroscalo: amarcord chiuso nel guscio


Mi scuso in anticipo. Non è affatto mia intenzione risultare noiosamente scontato, inutilmente romantico, fastidiosamente melenso, ma non posso fare a meno di mettere nero su bianco alcuni pensieri che vanno molto di moda. Lo so bene, è come accodarsi a un carrozzone e la cosa non mi piace. Tuttavia, l’esperienza amarcord che ho vissuto ieri mi ha lasciato qualche “spina”. E ne devo parlare per esorcizzarne il fastidio. Tutto comincia da qui: dopo dieci anni sono tornato all’Idroscalo.



Reginetta dell'Idroscalo, aprile 2001

Non c’entrano gli enduro, le gare, le manifestazioni. L’ultima pescata fatta me myself and I all’Idroscalo risale all’aprile 2001. La ricordo bene perché si concluse con la cattura di una carpa mignon che mi ha fatto dannare l’anima per portarla a riva. In questo periodo della mia vita in cui me ne stanno succedendo di tutti i colori mi sono aggrappato alle cose belle, e tra queste ovviamente ci sono i ricordi: come è calda e rassicurante la sensazione del “già vissuto”! E così ho fatto un salto negli uffici della Provincia di Milano, ho chiesto il tesserino Idropark per il 2011 e da quel momento è iniziato nella mia testa una specie di tormentone: tornerò a pescare all’Idroscalo. A questo punto entra in gioco il pescatore che è in me. Non mi va assolutamente di andare a casaccio. Posso certamente fare affidamento sulle esperienze passate, ma sono datate e ormai forse prive di qualsiasi valore. Conosco abbastanza bene spot e strategie vincenti nelle gare, mi rendo conto però che sono ovviamente inapplicabili nelle sessioni giornaliere. Purtroppo non ho nemmeno contatti con qualcuno che ci peschi abitualmente: l’Idroscalo è uno spot che nella mia sede (quasi) nessuno frequenta e – diciamocela tutta – è abbastanza snobbato da noi baùscia, perché non ci possiamo fare la notte, non possiamo mettere le tende e, soprattutto, non è così facile prendere le carpe grosse. Aggiungiamoci poi che non ci è consentito metterci dove vogliamo a causa di un regolamento molto restrittivo e abbiamo il risultato: un bacino potenzialmente generoso ma non sfruttato a dovere. Faccio allora l’unica cosa che un “pescatore modello” può fare: un giro, anzi due, di perlustrazione.

giovedì 3 marzo 2011

20 marzo 2011, tutti a Cà del Conte


L'appuntamento è per le 8.30 di domenica 20 marzo 2011, presso la località Cà del Conte a San Martino in Strada: muniti di stivali, guanti e sacchetti puliremo le sponde di un tratto di fiume Adda caro a molti pescatori. L'evento, a cui parteciperà anche il mio club (Gruppo Ambrosiano Carp Fishing, sede 166 di Cfi), è importante non solo perché permetterà di togliere l'immondizia da un autentico paradiso per chi pratica la pesca sportiva, ma soprattutto perché vede per la prima volta la collaborazione tra appassionati di diverse tecniche: quelle "moderne" (carp fishing, quindi, con la partecipazione delle sedi di Carp Fishing Italia, ledgering, con LBF Italia, e spinning, con Spinning Club Italia) e quelle "classiche" (rappresentate da Fipsas e A.P.S.S.L.). L'auspicio è che questo sia il primo passo per instaurare rapporti sempre più duraturi tra le associazioni che rappresentano tecniche - quindi interessi - diversi, unite però da un'unico obiettivo: il benessere delle acque e dei loro abitanti. Dobbiamo esserci!

giovedì 24 febbraio 2011

Il Po è lento


Già. E il Ticino è rock. Non nell’accezione del Celentano nazionale: qui si parla della consistenza e del guizzo dell’acqua. L’uno, il Po, è il papà. L’altro, il Fiume Azzurro, è il figlio birbantello. Il saggio elefante e l’aggressivo ghepardo. L’animo gentile ma deciso contro il carattere imprevedibile e sempre fumino. Il grosso suv e la scattante city car. L’armonia del piano di Allevi e gli assoli ubriacanti di Malmsteen. Due fiumi così diversi, il Po e il Ticino. Il primo scorre placido e ti chiedi come possa spostare quell’imponente massa d’acqua con tale silenzio. I gorghi e i giri d’acqua emettono lievi fruscii che sembrano piccoli impercettibili gemiti. Quando ne contempli le sponde, senti i canti e i versi degli uccelli, non il rombo della corrente. Anche quando l’acqua cambia velocità: te ne accorgi per la lieve increspatura in superficie, non per l’attrito più tagliente sulle sponde. Il Ticino è diverso. È nervoso, vuole farti sempre sentire che c’è. La corrente è impetuosa, accarezza le pietre e i ciottoli con violenza, curva, scava buche, mangia le rive senza pietà. Quando lui cambia marcia, tu prima lo senti. E solo in un secondo momento lo vedi. L’eremita e il ragazzaccio: li accomuna la nostra impotenza davanti all’acqua che scorre. Davanti a una natura aspra, che si ama o si odia per quello che è: il fiume.

lunedì 21 febbraio 2011

La ricerca del lato positivo


Non sto vivendo un periodo fortunato. È evidente. Dopo cinque mesi privi di stipendio ho finalmente deciso di abbandonare la nave, licenziandomi senza avere un’alternativa concreta in mano. Risultato? Disoccupato: giornate a spedire mail, a compilare ogni giorno un nuovo curriculum preparato di tutto punto per l’azienda da contattare, più le lettere di presentazione che non so più come scrivere, in attesa di vedere la casella di posta che si illumina per leggere… l’ennesimo messaggio pre-impostato che ti dice “La ringraziamo per l’attenzione, il suo curriculum è stato inserito nel database, la contatteremo qualora il suo profilo corrispondesse alle nostre necessità”. La verità è che in questi anni sono stato fortunato – ho fatto il lavoro che mi piace, con i colleghi e i maestri giusti e con uno stipendio basso ma gratificante – mentre la realtà che vivono tanti altri miei coetanei è quella che sono costretto a vivere io ora. Finalmente posso capire bene come stanno! Eppure non è che non faccia nulla, anzi. Tuttavia vivo bloccato e passo il tempo a guardare lo schermo del cellulare in attesa della chiamata giusta. Che al momento, ahimè, non è ancora arrivata. Il nocciolo della questione è che non mi godo niente, neanche le pescate. Mi sento in colpa per la situazione che sto vivendo e faccio fatica a sbloccarmi. Sulla mia pelle porto virtualmente tatuato il detto “sfiga chiama sfiga”.

giovedì 3 febbraio 2011

Un vero eroe

Enrico per un po' di tempo ha giocato a basket con me nella squadra di Paderno. Un playmaker tutta grinta e rapidità con un cuore grande così. Non lo vedo da tantissimo tempo, ma leggere le sue imprese sportive sul Corriere della Sera ha fatto riaffiorare in me tantissimi (e bellissimi) ricordi. Se vuoi conoscere anche tu la sua storia, clicca qui: Corriere.it. Lui sì che è un vero eroe!

giovedì 20 gennaio 2011

Verso la terra ferma

Un anno fa, lo ricordo bene, a differenza di molti miei coetanei e amici ridevo nell’immaginare il mio futuro. Sembrava che la mia vita avesse imboccato la strada giusta: un nuova avventura, crescenti responsabilità in un’azienda solida e, soprattutto, la possibilità di raggiungere subito l’Eden della generazione mille euro, ovvero l’agognato contratto a tempo indeterminato. Nel mio caso poi si trattava di qualcosa di ancora più grande: il contratto da praticante, primo passo per iniziare una vera e propria carriera da giornalista professionista. Brutto errore, perché la vita va guardata senza occhiali da sole e le giornate (tutte!) vanno affrontate stando attenti a togliere la cortina di fumo dagli occhi. Mese dopo mese, ciò che immaginavo come futuro radioso si è trasformato in un presente scricchiolante, tanto simile a un recente passato che, con gli occhi di oggi, non era poi così peggio. Tutt’altro. E allora ti aggrappi alla passione, a quel sogno nel cassetto tirato fuori integralmente, stretto nella mano e ormai impossibile da riporre al sicuro, fino a quando sei costretto a decidere: viverlo, accettando tutto quello che comporta, oppure lasciarlo andare, orientando la tua vita verso altre coordinate. Ed è proprio quando la passione non basta più che la mano si apre e libera tutto ciò che volevi diventare: cala il sipario su un capitolo della vita e tu non sei più sotto le luci del palcoscenico ma dietro, a sistemare ciò che è servito per mettere in scena lo spettacolo, come il più umile della compagnia. Ho creduto di poter far diventare le mie due più grandi passioni – la pesca e la scrittura – una professione. Ci ho provato, ho seguito quello che per me è stato un vero maestro oltre che un grande amico (caro Giulio, prima o poi la fortuna girerà…), ho lottato fino all’ultima stilla di passione, ma ora bisogna pensare al sodo per poter riaprire senza paura il cassetto dei sogni e tirare fuori i veri pezzi da novanta: un’auto tutta mia, una casa e soprattutto una famiglia. Non la chiamerei resa; piuttosto, la prima fiduciosa bracciata verso la terra ferma.