giovedì 20 gennaio 2011
Verso la terra ferma
Un anno fa, lo ricordo bene, a differenza di molti miei coetanei e amici ridevo nell’immaginare il mio futuro. Sembrava che la mia vita avesse imboccato la strada giusta: un nuova avventura, crescenti responsabilità in un’azienda solida e, soprattutto, la possibilità di raggiungere subito l’Eden della generazione mille euro, ovvero l’agognato contratto a tempo indeterminato. Nel mio caso poi si trattava di qualcosa di ancora più grande: il contratto da praticante, primo passo per iniziare una vera e propria carriera da giornalista professionista. Brutto errore, perché la vita va guardata senza occhiali da sole e le giornate (tutte!) vanno affrontate stando attenti a togliere la cortina di fumo dagli occhi. Mese dopo mese, ciò che immaginavo come futuro radioso si è trasformato in un presente scricchiolante, tanto simile a un recente passato che, con gli occhi di oggi, non era poi così peggio. Tutt’altro. E allora ti aggrappi alla passione, a quel sogno nel cassetto tirato fuori integralmente, stretto nella mano e ormai impossibile da riporre al sicuro, fino a quando sei costretto a decidere: viverlo, accettando tutto quello che comporta, oppure lasciarlo andare, orientando la tua vita verso altre coordinate. Ed è proprio quando la passione non basta più che la mano si apre e libera tutto ciò che volevi diventare: cala il sipario su un capitolo della vita e tu non sei più sotto le luci del palcoscenico ma dietro, a sistemare ciò che è servito per mettere in scena lo spettacolo, come il più umile della compagnia. Ho creduto di poter far diventare le mie due più grandi passioni – la pesca e la scrittura – una professione. Ci ho provato, ho seguito quello che per me è stato un vero maestro oltre che un grande amico (caro Giulio, prima o poi la fortuna girerà…), ho lottato fino all’ultima stilla di passione, ma ora bisogna pensare al sodo per poter riaprire senza paura il cassetto dei sogni e tirare fuori i veri pezzi da novanta: un’auto tutta mia, una casa e soprattutto una famiglia. Non la chiamerei resa; piuttosto, la prima fiduciosa bracciata verso la terra ferma.
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