mercoledì 3 novembre 2010

[Endine 2010] Wooooow: è qui la festa!


Smaltita la sbornia di adrenalina, la bella carpa di Endine scivola lenta nella sacca di pesatura in attesa dei giudici. Non c’è tempo da perdere perché là sotto ci sono altre possibili prede. Ne siamo sicuri, ora abbiamo la conferma che la canapa ha creato frenesia e che quella frenesia che vedevamo nell’ecoscandaglio sottoforma di archi era prodotta dalle carpe. Insomma, si chiude il cerchio, quell’esemplare potrebbe non essere il solo ad aver trovato il letto di canapa e ad avere piantato il muso sul fondale per nutrirsi abbondantemente dei semini neri. Mentre sistemo il materassino e sciacquo il guadino, Dani è già in barca con un omino di neve. Lo vedo allontanarsi verso il segnalino, assorbito dalla foschia. Dentro di me sono felice, per me e per lui. Abbiamo sbloccato il nostro enduro, cercando la cattura e trovandola. Pazienza se non stiamo lottando per la classifica, ci interessa relativamente in fin dei conti. Quella carpa per noi vale molto ma molto di più, con buona pace di chi non si esalta per una baffona di 8 chili tondi tondi. Sono le otto e mezza del mattino di sabato. Mi preparo la colazione e mando un messaggio alla mia Isabella: è il momento di rilassarsi perché tra poco avremo ospiti…


L’anteprima della festa
Vengo a sapere dall’organizzazione che durante la notte è stata portata a riva qualche bella cattura. Pochi istanti prima che mi metta in strada per fare le foto postazione per postazione, arriva Gianluca che decide di venire con noi. Ad accompagnarci durante il foto-giro ci sarà anche Luca, che sta pescando con Walter – o meglio, lo sta strigliando con atteggiamento talebano per vincere il trofeo dell’accampamento migliore – alla postazione “Buchino”, che si trova due a nord dopo di noi. Gianlu è il primo di una serie di ospiti che ci farà compagnia tutto il pomeriggio, insieme con Ottavia, la ragazza di Dani, Giacomo, socio indimenticato (quando torni a pesca? Le tue canne sono lì che ti aspettano…), e mio padre con il mio fratello peloso Starsky. Fotografiamo una bella over 13 alla chiesa di San Felice e un’altra regina nella postazione “Totem”, dove i ragazzi olandesi stanno mettendo in fila tutti gli altri. Stiamo via quasi tutta la mattinata, finché arriva il momento di tornare in postazione per preparare il pranzo.

Sogno a occhi aperti
Mentre addentiamo a grandi bocconi un piatto di pasta sarda, sento addosso un brivido. Non riesco a capire cosa sia. Guardo continuamente le canne, le mie, le sue, poi ancora le mie. I cimini sono immobili e gli avvisatori non suonano. Cosa andrò mai cercando? Forse attendo con ansia – troppa – quel brivido, il momento in cui i muscoli si sciolgono per poi contarsi subito nello scatto verso le canne. È il desiderio di sentire una partenza, un’emozione che inseguo da dieci anni a questa parte con la stessa frenesia, in ogni momento, attimo dopo attimo. È come se avessi nella testa una telecamera subacquea, immagino tutti gli spot in cui abbiamo calato le canne e ricostruisco quello che nella mia fantasia sta succedendo lì sotto. Vedo il mio innesco attaccato al limite di un erbaio svettare nel polverone creato dalle scardole che si stanno trangugiando con vigore tutto il fioccato, poi la pop-up di Dani piazzata nell’unico buco tra le alghe che siamo riusciti a trovare; mi sembra di scorgere poi le due canne “lunghe”, dove gli inneschi se ne stanno tranquilli, urtati solo da un paio di tinche e dalle solite scardole. E poi vedo il mio “cocco”, quel chod rig lanciato con un misto di disperazione e fiducia: ondeggia tre le bocche di alcune scardole che cercano di afferrare la boilie, ma non ce la fanno perché è come se il montaggio gliela togliesse di bocca con coscienza. Vedo poi sullo sfondo il muso di una carpotta che si dirige lì, verso il chod, apre la bocca, è sempre più vicina, il pulviscolo sul fondale si alza nascondendo appena la poppy gialla. Eccola, sta per aspirare la pallina… «Ma che capelli c’hai?».

Perché Endine è unico!
La voce di Giacomo mi distoglie dal cimino della mia canna. Stavo sognando a occhi aperti, ma la sorpresa che ci ha fatto è così grande che dimentico subito la carpa con la sua bocca aperta e il chod rig. In pochi secondi un ketchup di ricordi delle quattro edizioni della Maratona vissute con Giacomo mi scorre lungo la spina dorsale. Endine, magico Endine. Endine che unisce, che assorbe le tue emozioni come una spugna e che le rilascia con generosità proprio quando tu ne hai bisogno. Endine che da luogo di sfida si fa punto d’incontro. Ora siamo tutti lì, perché arriva anche mio padre col cane. Ecco le foto, il prosecco, il brindisi che celebra la cattura del King. Ci raggiunge anche Luca – che non riesce proprio a starci lontano – ed è così che apriamo un’altra bottiglia di Zedda Piras da condividere con tutti. Lo show è solo all’inizio.



Tra Hollywood e Cinecittà
Un beep lungo e indistinto ci distoglie dalla festa. Mi giro di scatto e vedo ancora lei, la canna del King, che vibra sul picchetto come se volesse scappargli. Lo sapevo, me lo sentivo! Scatto verso la barca, Luca mi segue mentre Dani imbraccia la canna, con Giacomo che gli infila il giubbetto di salvataggio: che lavoro di squadra, sprazzi di puro Corazon Team! Giro velocissimo intorno al canneto e carico il socio. Nel frattempo sulla sponda si forma un capannello di gente che assiste in diretta alla scena. «Sorridi, King, c’è tutto il lago che ti guarda». «Taci, e pensa a metter dritta la barca». Ha perfettamente ragione, perché in effetti la punta della mariposa sta andando verso il centro del lago. «Pardon…». In pochi secondi siamo sulla preda che, a differenza dell’altra, tiene il fondo senza andare verso il canneto. «Questa è più grossa», dico a Dani che ha lo sforzo tatuato sul volto. Con una manovra da maestri, però, infiliamo subito il pesce nel guadino. È molto più grosso, e stavolta capisco subito che si va over 10! Ci diamo un altro cinque, mentre a riva tutti ci chiedono com’è la carpa. Non è stato un combattimento epocale, però il “pubblico” sembra contento, mentre torniamo a riva e poggiamo il pesce sul materassino. Luca chiama subito la giuria e Dani slama la bella carpa. Poco dopo scopriamo che pesa 10,050 chili: missione compiuta! La soddisfazione del rilascio è ancora più grande, perché avviene sotto gli occhi di una mamma con alcuni bimbi piccoli. I pesci noi carpisti non li ammazziamo, ma li rilasciamo con tutte le cure del caso: pazienza se qualcuno ci vede come poveri pirla frustrati…


Si cambia radicalmente
La festa scivola lentamente come il sole dietro la montagna. Gli amici ci salutano e piano piano sul lago scende il buio. Dobbiamo calare le canne per la terza notte e, visto l’andamento della giornata, optiamo per un cambiamento radicale di strategia. Come si può vedere nel disegno qui sopra (clicca per ingrandire), tutte le mie canne pescheranno nel tratto prima dell’erbaio. Il King lascia la canna che gli ha regalato le due carpe nello stesso punto, per spostare una seconda al limitare dell’erbaio. La terza rimane nel buco tra le alghe esattamente come le notti precedenti. Insomma, concentriamo tutti gli inneschi nella fascia che abbiamo immediatamente davanti, praticamente sottoriva, lasciando perdere tutto ciò che c’è oltre. D’altronde le partenze le abbiamo viste nel sottoriva e, dalle notizie che abbiamo, anche nel resto del lago stanno catturando in due metri d’acqua. È l’ultima notte e un pizzico di rischio bisogna prenderlo, magari ci scappa la grossa…

E chi mi tiene più?
Ho una voglia matta di sentir suonare l’avvisatore, voglia che aumenta fino a picchi incredibili quando mi chiamano per andare a fotografare quella che sarà la big della gara, un reginone che sfiora i 20 chili catturato nella postazione “La discesa”, proprio quella a sinistra della “Sbarra”, dove eravamo lo scorso anno io e il King e dove ci sono in questo momento Silvio e Davide. Che bestia: lunga e possente, ha una bocca over size dove entrano comodamente quattro dita. Sarà stata presa con un boccione, viene da pensare, e invece no: è caduta su un piccolo letto di tiger a pochi metri dal canneto! E allora, via con il sottoriva totale anche nella nostra postazione. Ma senza il chod rig…

(continua - ultimo appuntamento)

1 commento:

Isabella ha detto...

adesso si, ti riconosco! ;)