giovedì 24 febbraio 2011

Il Po è lento


Già. E il Ticino è rock. Non nell’accezione del Celentano nazionale: qui si parla della consistenza e del guizzo dell’acqua. L’uno, il Po, è il papà. L’altro, il Fiume Azzurro, è il figlio birbantello. Il saggio elefante e l’aggressivo ghepardo. L’animo gentile ma deciso contro il carattere imprevedibile e sempre fumino. Il grosso suv e la scattante city car. L’armonia del piano di Allevi e gli assoli ubriacanti di Malmsteen. Due fiumi così diversi, il Po e il Ticino. Il primo scorre placido e ti chiedi come possa spostare quell’imponente massa d’acqua con tale silenzio. I gorghi e i giri d’acqua emettono lievi fruscii che sembrano piccoli impercettibili gemiti. Quando ne contempli le sponde, senti i canti e i versi degli uccelli, non il rombo della corrente. Anche quando l’acqua cambia velocità: te ne accorgi per la lieve increspatura in superficie, non per l’attrito più tagliente sulle sponde. Il Ticino è diverso. È nervoso, vuole farti sempre sentire che c’è. La corrente è impetuosa, accarezza le pietre e i ciottoli con violenza, curva, scava buche, mangia le rive senza pietà. Quando lui cambia marcia, tu prima lo senti. E solo in un secondo momento lo vedi. L’eremita e il ragazzaccio: li accomuna la nostra impotenza davanti all’acqua che scorre. Davanti a una natura aspra, che si ama o si odia per quello che è: il fiume.

2 commenti:

Maury ha detto...

Sto facendo un disastro per risponderti...

Volevo solo dirti che questo tuo racconto è una poesia!
Ciao!

Il Menega ha detto...

Grazie!