lunedì 28 luglio 2014

Una giornata di primavera (quinta parte)

Come si realizza uno stick mix? Non è poi così difficile: facciamo un altro focus sulle esche che stiamo utilizzando nella pescata, con sorpresa finale... un'altra partenza! 


venerdì 25 luglio 2014

Una giornata di primavera (quarta parte)

"Nelle nostre pescate non ci facciamo mai mancare nulla": dopo un pit stop nel ristorante annesso al lago rimettiamo in ordine le idee. Ci aspettavamo molto di più, ma le condizioni meteo hanno stravolto completamente i nostri piani. Si ritorna in pesca nel pomeriggio più agguerriti che mai, nella speranza di sbloccare una situazione molto difficile. In conclusione, un focus sugli inneschi di Luca.


lunedì 21 luglio 2014

Una giornata di primavera (terza parte)

C'è! Un pesce abbocca e il combattimento è tirato: amo piccolo, lenze sottili e macerie nel sottoriva ci obbligano a prestare molta attenzione. Le condizioni meteo non sono favorevoli ma riusciamo lo stesso a sbloccare la situazione. Evidentemente, la pesca di ricerca sta dando i suoi frutti...

venerdì 18 luglio 2014

Una giornata di primavera (seconda parte)

Non sempre le cose vanno come vogliamo. Eh sì, i pesci si perdono! Capita che l'amo si spunti, oppure che il rig non funzioni come vogliamo. E c'è anche al sfortuna, sia chiaro. Nella seconda parte del mini-film accade proprio questo: perdiamo una carpa appena arrivati in pesca ma non demordiamo e spieghiamo come abbiamo lanciato le canne. Infine, una piccola panoramica sulle esche che stiamo utilizzando.

lunedì 14 luglio 2014

Una giornata di primavera (prima parte)

Forse qualcuno di voi si ricorda ancora di questi video:

http://youtu.be/7H39ys7oO-Y

http://youtu.be/35mclsxhBPo

http://youtu.be/4gp_cIwM4Uo

http://youtu.be/a45WypiOQSs

http://youtu.be/a45WypiOQSs

Sono cinque, ma in realtà sono spezzoni di un unico "film" che ho realizzato qualche mese fa con Luca Gambino. Si chiama "Una giornata d'inverno" e mostra, con sequenze di immagini e parole, come abbiamo affrontato una pescata in una piccola cava in provincia di Novara con condizioni meteo "estreme". Adesso è il momento di cambiare stagione, con un nuovo "mini-film", intitolato "Una giornata di primavera": anche in questo caso cerchiamo di mostrare quello che facciamo in pesca in una cava un po' più grande, in un altro periodo dell'anno. Il comune denominatore, però, sono le condizioni meteo: invernali anche in questo caso, nonostante fossimo all'inizio della primavera. I video in tutto sono 7. Ne caricherò uno il lunedì e un altro il venerdì, fino a completarli tutti in un mesetto circa. State connessi!


giovedì 10 luglio 2014

Tutorial (video): D-rig

Ecco un montaggio che mi ha rapito il cuore anni or sono e che ancora oggi pulsa forte nelle mie vende. Signori, il D-rig in fluorocarbon. Lo uso spesso per un semplice motivo: sul lancio non ingarbugli mai. Mai. E per un paranoico del "tutto sempre a posto" come me è fondamentale. Mi sono avvicinato a questo montaggio più che per la semplicità proprio per le sue caratteristiche anti-groviglio. Utilizzandolo, ho capito altresì che è un rig con cui si slama poco, ovvero, una volta che la carpa è puntata, a meno che spacchi il finale è molto difficile che l'amo perda la presa. Al contempo, però, se lo metti al confronto con senza nodo, Kd e blow-out, ti rendi conto che la scarsa mobilità dell'esca ti fa vedere meno partenza. Slami meno, ma allami di meno, insomma. Dopotutto dobbiamo renderci conto che stiamo pescando con il fluorocarbon (o il nylon) diretti, e in genere sono di grossi diametri (dallo 0,35 in su): provate a girare su se stesso un grosso nylon o un fluoro e capirete perché l'amo non è molto "libero" di muoversi, quindi di puntarsi indipendentemente dal punto in cui la carpa si avvicina all'esca. Parentesi: si può ovviare al problema realizzando un combi-rig, semplicemente unendo al fluorocarbon un pezzo di trecciato morbido. Questo, però, lo vedremo un'altra volta. Per ora accontentiamoci di questo video che spiega come realizzare un D-rig con fluorocarbon o nylon.



lunedì 7 luglio 2014

Il pesce che non t'aspetti

Ci sono volte in cui vai a pesca, sei convinto di prendere perché sai esattamente cosa fare, ma non ti aspetti chissà che. Ti basta prendere, appunto. A maggio, però, mi è arrivata la classica "sorpresa" in un giorno in cui non pensavo minimamente di agganciare un pesce così.

In fin dei conti, dovevo solo girare dei video per il negozio con cui sto collaborando. «Ma sì, butto un paio di canne tanto per provare». Alla fine sono tre, e non le butti tanto per provare, ma cerchi di metterle in acqua nel modo migliore possibile per toglierti di dosso la "scimmia" del cappotto. Tanto al mattino presto non c'è la luce giusta per fare i video, quindi concediamoci almeno tre orette di pesca come si deve. Se ho poco tempo, i miei occhi diventano come il naso di un segugio: cerco segnali ovunque, dall'estremo sottoriva alle grandi distanze. Bollicine, salti, schiene, bollate: nella memoria registro tutto, cercando di rimanere concentrato sull'acqua. Se vedo che certi "segnali" si ripetono in una stessa zona più di una volta non faccio altro che lanciare una canna, con un innesco fidato, un'esca verso cui non nutro alcun dubbio, e un sacchetto pieno di pastura ultra-attrattiva, nella zona in questione. Dopo, aspetto al massimo un'ora. Qualora scorgessi segnali in altri punti, non avrei problemi a spostare l'innesco anche dopo dieci minuti. Molti pensano che, pescando così, si fa solo confusione; in realtà sono convinto che facciano più confusione, in ordine: le lenze tese, gli Spomb e i rocket, le continue scobrate. Un lancio, uno splash e una scia attrattiva: è questo il disturbo?!

«Fabri, ora lì la prendo». Avevo lanciato da 10 minuti in un punto in cui vedevo dei piccoli trenini di bolle. Non quelli continui prodotti dagli storioni. Uno qua, uno là: non ho dubbi sul fatto che siano carpe. Mi ero distratto, giusto per sistemare il materiale per i video, poi avevo rialzato gli occhi e avevo visto ancora qualche bollicina. Non ci ho però pensato troppo. Pochi secondi dopo, lo Stow si schianta sul Micron ST (quanto sono old school?!) e inizia un combattimento da panico con un pesce che mi fa spostare di quasi 100 metri rispetto al pod. Risultato? La specchi che si vede nel video qui sotto. Una vera sorpresa, perché da un lato le storie dei "pescioni" in questa cava mi sembravano appunto solo storie. Dall'altro perché non ero in versione "cazzuta". O meglio, non ero partito di casa con l'idea di fare una sessione alla ricerca della big, ma semplicemente di unire l'utile al dilettevole, ovvero i video alla pesca. E non è un caso se, nel tardo pomeriggio, concedendomi mezz'ora di stalking dopo aver finito il lavoro, ne è partita un'altra, una regina di taglia più o meno simile.

Sono quelle classiche giornate che ti arrivano a 'mo di regalo. Sono quei momenti in cui ti tornano in mente le parole lette su un libro inglese degli anni Ottanta: "Le carpe, secondo me, riescono a sentire quando il tuo pensiero è troppo focalizzato su di loro. Ecco perché a volte vedi le bollicine intorno all'innesco e poi non partono: perché tu sei lì, concentrato, a pensare che partirà da un momento all'altro".




venerdì 4 luglio 2014

Tutorial (video): KD rig

Rig semplice, testo semplice. Io uso questo montaggio inventato da Kenny Dorsett per questi motivi:
- è semplice, ma soprattutto veloce da realizzare;
- si punta in ogni punto (!) della bocca: non è sempre un difetto;
- è perfetto per pescare con le esche bilanciate;
- sui terminali extra-corti non teme confronti con nessun altro rig;
- l'ho provato e ci ho preso una caterva di carpe.
Quando non lo uso: nei grandi laghi, o comunque quando sono costretto a non rilanciare spesso, perché l'estrema mobilità del rig diventa un difetto quando ci sono molte carpe in frenesia, o peggio ancora, carassi & company a fare festa sui letti di pastura.
Difetto: allami tanto, ma le slamate non sono un optional. Non è adatto, insomma, a chi si incazza facile quando si slama un pesce.

Ecco un video che mostra come lo realizzo: