lunedì 7 luglio 2014

Il pesce che non t'aspetti

Ci sono volte in cui vai a pesca, sei convinto di prendere perché sai esattamente cosa fare, ma non ti aspetti chissà che. Ti basta prendere, appunto. A maggio, però, mi è arrivata la classica "sorpresa" in un giorno in cui non pensavo minimamente di agganciare un pesce così.

In fin dei conti, dovevo solo girare dei video per il negozio con cui sto collaborando. «Ma sì, butto un paio di canne tanto per provare». Alla fine sono tre, e non le butti tanto per provare, ma cerchi di metterle in acqua nel modo migliore possibile per toglierti di dosso la "scimmia" del cappotto. Tanto al mattino presto non c'è la luce giusta per fare i video, quindi concediamoci almeno tre orette di pesca come si deve. Se ho poco tempo, i miei occhi diventano come il naso di un segugio: cerco segnali ovunque, dall'estremo sottoriva alle grandi distanze. Bollicine, salti, schiene, bollate: nella memoria registro tutto, cercando di rimanere concentrato sull'acqua. Se vedo che certi "segnali" si ripetono in una stessa zona più di una volta non faccio altro che lanciare una canna, con un innesco fidato, un'esca verso cui non nutro alcun dubbio, e un sacchetto pieno di pastura ultra-attrattiva, nella zona in questione. Dopo, aspetto al massimo un'ora. Qualora scorgessi segnali in altri punti, non avrei problemi a spostare l'innesco anche dopo dieci minuti. Molti pensano che, pescando così, si fa solo confusione; in realtà sono convinto che facciano più confusione, in ordine: le lenze tese, gli Spomb e i rocket, le continue scobrate. Un lancio, uno splash e una scia attrattiva: è questo il disturbo?!

«Fabri, ora lì la prendo». Avevo lanciato da 10 minuti in un punto in cui vedevo dei piccoli trenini di bolle. Non quelli continui prodotti dagli storioni. Uno qua, uno là: non ho dubbi sul fatto che siano carpe. Mi ero distratto, giusto per sistemare il materiale per i video, poi avevo rialzato gli occhi e avevo visto ancora qualche bollicina. Non ci ho però pensato troppo. Pochi secondi dopo, lo Stow si schianta sul Micron ST (quanto sono old school?!) e inizia un combattimento da panico con un pesce che mi fa spostare di quasi 100 metri rispetto al pod. Risultato? La specchi che si vede nel video qui sotto. Una vera sorpresa, perché da un lato le storie dei "pescioni" in questa cava mi sembravano appunto solo storie. Dall'altro perché non ero in versione "cazzuta". O meglio, non ero partito di casa con l'idea di fare una sessione alla ricerca della big, ma semplicemente di unire l'utile al dilettevole, ovvero i video alla pesca. E non è un caso se, nel tardo pomeriggio, concedendomi mezz'ora di stalking dopo aver finito il lavoro, ne è partita un'altra, una regina di taglia più o meno simile.

Sono quelle classiche giornate che ti arrivano a 'mo di regalo. Sono quei momenti in cui ti tornano in mente le parole lette su un libro inglese degli anni Ottanta: "Le carpe, secondo me, riescono a sentire quando il tuo pensiero è troppo focalizzato su di loro. Ecco perché a volte vedi le bollicine intorno all'innesco e poi non partono: perché tu sei lì, concentrato, a pensare che partirà da un momento all'altro".




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