lunedì 10 dicembre 2012

Grammo più, grammo meno

Sono passati nove anni. Sì, nove. Dall'ultima notturna sotto zero. Dove potevo essere? Pusiano, un classico. 23 dicembre, notte secca al paese, temperatura -10°C. Lo ricordo come se fosse ieri. Mi dissi: «Mai più». Sofferenza, non pesca. Immobilità, non azione. Nervosismo, non relax. Lo stesso pensiero mi ha sfiorato venerdì scorso, mentre guardavo la linea del termometro accorciarsi minuto dopo minuto. 3, 2, 1, un countdown manco fosse capodanno. 0, -1. «Fermati, dai...». -2, -3, -4. «Mai...». -5, -6, -7. «... più?!». Ma che fai, torni a casa? Ripensi alla pescata di tre settimane prima e ti ricordi che sei qui a onorare una finale. Fa freddo, è vero, ma l'esperienza ti ha insegnato una cosa: è cruciale l'organizzazione. Coprirsi, mai cedere alle sensazioni di calore, mai sudare, cambiare gli abiti umidi, mangiare bene, non bere alcolici e allestire un campo che ti permetta di rimanere al riparo dall'umidità, sopra e sotto. Fatto questo, puoi pensare a pescare. E magari a lottare un po' di più in quella che è fondamentalmente una gara, dove se non fai risultato non importa, ma se lo fai è meglio. Se poi lo ottieni combattendo fino all'ultimo minuto, facendoti sfuggire l'alloro per pochi etti, si chiude il cerchio e quel "mai più" assume una sfumatura diversa. Rimane ancorato al passato, ai ricordi di nove anni fa. Lì, ghiacciato come il le canne e i mulinelli al risveglio. A futuro ricordo di quello che non si deve fare. Insomma, ecco la cronaca della nostra finale all'enduro invernale del Lago di Salasco.

 


L'INIZIO
Tutto parte dalla semifinale. O meglio, dalle semifinali. Perché se nella prima qualcosa si è catturato, nella seconda hanno preso solo tre coppie. Poco, poco, poco pesce. Nei giorni precedenti guardo il meteo e mi dico che ne uscirà ancora meno. Poi però le sensazioni cambiano. Danno neve, è vero, ma anche giornate di sole e temperature basse ma costanti. Comincio a pensare che di carpe se ne cattureranno di più, magari in zone precise del lago, ma sicuramente più delle due semifinali. Preparo così le esche, le pasture e l'attrezzatura conscio che andremo incontro a situazioni molto particolari, che dovremo essere pronti ad affrontare senza perdere tempo.

DAY ONE
La prima è l'orario: il ritrovo è giovedì alle due, l'estrazione inizia alle due e mezza e prima delle 3 non siamo in postazione. In più, la gara inizia alle tre e mezza e la pasturazione pesante è consentita fino alle 17. Risultato: dobbiamo fare tutto di fretta, iniziare a pescare prima di allestire bene il campo e rassegnarci a fare le cose con il buio. Ed è così che prendiamo una sassata di freddo: alle 6 siamo in branda e riapriremo gli occhi solo alle 9 del mattino successivo. Stravolti.


POSTAZIONE E STRATEGIA
Ci tocca la posta numero 3. «Buona», dice Silvio. Io ho qualche dubbio per il semplice motivo che diamo molto schiacciati con la 1, la 2 e la 4. Quasi 30 canne in un fazzoletto di 150 metri. Silvio ha già pescato alla 1 e sa com'è fatto più o meno il fondale. Ci dicono che è duro fino agli 80 metri, ma poi diventa molle. In realtà è l'esatto contrario: è molle fino agli 80 e diventa duro poi. Dove il fondale risale come a formare una secca. Distanza? Over 95. Il primo giorno comunque non possiamo fare altro che impostare una strategia semplice. Due marker a 80 metri da riva, pasturazione in mezzo e canne lì in zona. Giusto per attirare il pesce che già è nel settore e capire se la distanza è quella giusta. Non lo è.


DAY TWO
Freddo, freddo, freddo. La nostra pescata è questo. Danno pure neve in arrivo. La vediamo scendere su Biella e la aspettiamo anche noi. Non arriverà, ma per un semplice motivo: un forte, tagliente, freddissimo vento. Soffia tutto il giorno e ci impedisce di allungare il nostro range d'azione. Siamo così costretti a pasturare ancora a circa 80 metri da riva, cercando di essere precisi e di calcolare traiettorie impossibili, mentre lo Spomb scoda e va dove gli pare. Nonostante il passamontagna, sembra di avere la faccia punta da spilli. E si sta male.


ESCHE E INNESCHI
Siamo forse quelli che hanno pasturato di più in tutto il lago con lo Spomb, ma fondamentalmente sul fondale abbiamo lasciato poco. Granaglie, pellet, sfarinati, boilie sbriciolate. Il tutto miscelato a liquidi attrattivi (amino, e così via) e a oli. Oli in inverno? Sì, oli in inverno. Anche di pesce. Fa freddo ma l'acqua non è ghiacciata: e infatti li vediamo lavorare bene, anche dopo qualche ora di immersione della pastura. Il ragionamento è semplice: tutti intorno a noi pasturano poco (e quasi esclusivamente con boilie), pescano un po' più corti ma soprattutto siamo schiacciatissimi l'uno sull'altro. Dobbiamo quindi fare in modo che la nostra pastura sia più attrattiva e tenga il pesce (poco) affamato in zona. Gli inneschi sono tutti o bilanciatissimi o pop-up. Il Goo è ovunque.


DAY THREE
Finalmente il terzo giorno riusciamo a fare ciò che non siamo riusciti a fare nei due giorni precedenti. Lanciare, ma soprattutto pasturare molto lunghi. Sulla "secca", se così possiamo chiamarla. Lì dove lanciando per una mezz'oretta la mattina ho trovato alcune zone durissime. E se c'è una cosa che mi han detto fin da subito di Salasco è che "se trovi il duro, prendi sicuramente". La conferma arriva alle tre del pomeriggio del sabato. Tipica abboccata invernale su una canna di Silvio: lo swinger scende, poi risale, scende, scende, risale, si ferma, scende e risale. Il socio ferra (poco, sennò gli faccio il...) e sente qualcosa di pesante al di là della lenza. «Uno storione», dice. Potrebbe non sbagliarsi, visto che le coppie intorno a noi ne hanno presi tanti. Però la canna è troppo piegata e la preda si muove in modo strano. Sicuramente è una carpa, la taglia è ancora tutta da scoprire. Il combattimento dura tanto perché stiamo usando montaggi leggeri e piccoli, bisogna portare il pesce a riva, la gara è ancora aperta, ne basta uno per entrare in classifica visto che sono state catturate pochissime carpe. Mi infilo gli stivali ed entro in acqua fino al limite perché, da come tira, mi rendo conto che il pesce è grosso. Molto grosso. La sagoma dorata non lascia dubbi: è una specchi. Ha una panza enorme. Pochi secondi ed è nel guadino. Guardo Silvio che quasi non ci crede: nella rete se ne sta fermo immobile un bestione sicuramente over 20. Allamato bene, anzi, di più. La sua unica speranza sarebbe stata quella di rompere il finale tirando testate contro lo scalino nel sottoriva. Ci ha provato, ma siamo stati più bravi noi. 21,3 chili. Balziamo al secondo posto (al primo c'è una coppia che ha preso una 24,2).


LAST NIGHT
Il freddo di colpo sparisce. Clippiamo tutti i mulinelli su distanze superiori a 90 metri. E iniziamo a pasturare con lo Spomb in maniera precisissima. Ripensandoci bene, è stato l'unico momento in cui abbiamo potuto essere così precisi, considerando che è stato il primo giorno senza vento! La cattura, la pasturazione precisa, e un paio di salti a tiro di lancio ci danno la giusta benzina per affrontare l'ultima notte con un po' di speranza. Cominciamo a crederci, almeno fino alle 19, quando la coppia alla 1 prende una carpa di 6 chili e ci supera. Si va a letto terzi. E ci si risveglia quarti, perché i pescatori alla 14 hanno preso tre pesci e sono balzati al primo posto. Accettiamo il verdetto, in fin dei conti abbiamo fatto il possibile. Anzi: di più non so cosa avremmo potuto fare. Le mie canne hanno bippato per tutta notte, segno di attività sulla pastura. Ma erano storioni. E infatti, mentre mi sto preparando il té, cala il mio swinger. Penso: «Fai che sia come quella di Silvio». Il pesce viene incontro, forse è un amur. La canna è pasturata con la stessa miscela con cui ho preso il cinesone alla semifinale, potrebbe essere... L'illusione dura poco: la pinna di uno storione distrugge tutto il castello che ci siamo creati. Lo slamiamo e la beffa è ancora più grande: il 360 si è allamato proprio al centro della bocca. Tutto ha funzionato a meraviglia, forse lì davanti a noi non c'erano proprio carpe.


LAST MINUTE
Eppure io penso che la canna di sinistra partirà. Impossibile che non si muova, l'ho messa giù troppo bene. E se ne è accorto anche Silvio, che il giorno prima mi ha detto: «Con quella prendi sicuramente». Gli ho risposto: «Magari una 16 chili. Io non ho mai preso un pesce da 16 chili. 17, 18, 15, 19, ma 16 no». Alle 9.50, a un'ora dalla fine della gara, mentre sto iniziando a smontare tutto, ancora una calata dello swinger. Che si ferma, risale, e scende di nuovo. Lei, la canna di sinistra. Prendo in mano la Titanium e sento una forte trazione al di là della lenza. Ecco che parte. Dico che è uno storione, ma so che non lo è. Sicuramente si tratta di una carpa, e da come tira non è nemmeno troppo piccola. Intorno si forma una piccola folla, io cerco di rimanere concentrato e di non tirare troppo visto che sto usando un long shank numero 7. Il pesce punta subito a sinistra, cerca di raggiungere un pontile galleggiante. Io sono costretto a invadere la postazione dei vicini, che gentilmente mi dicono che non c'è problema (grazie! Il vero spirito del carp fishing è questo). Dopo una ventina di minuti la bestia è ancora sul fondo, va avanti e indietro nel sottoriva. Ho paura che faccia come quella di Silvio e spacchi tutto contro le rocce sul fondale. Forzo un attimo e finalmente la vediamo. Una regina. Bella e grossa. In questo momento non importa il peso, conta tirarla fuori, perché quel pesce l'ho cercato, l'ho preso con la canna che ho messo giù meglio. Quello conta. La classifica, il peso, tutto il resto passa in secondo piano: devo solo portarla a guadino. Pochi minuti dopo cede ed entra nella rete. 16,1 chili. Sì, una 16 chili! Quando si dice il destino...


FINE
Scopriamo di essere di nuovo secondi, a pochi etti dai primi. Va bene così. Va molto bene così. Torno a casa arricchito dentro, con sensazioni vecchie intrecciate a nuove. Concludo l'anno con l'ennesima pescata di valore, inteso non come risultato, ma come qualità. Endine, Viverone, i due di Salasco: tutti enduro dove ho preso perché ho ragionato. Perché i pesci li abbiamo cercati, dal primo all'ultimo giorno, facendo una cosa secondo me fondamentale: credere nelle nostre esche, nei nostri inneschi e nelle nostre capacità di pescatori. Forse non lanceremo a 150 metri come i garisti, ma sappiamo leggere un fondale e sfruttare le occasioni che questo ci offre a distanze più "umane". E siamo precisi. L'ho sempre saputo, ma quest'autunno mi ha confermato una volta di più che fare tutto al centimetro è la chiave di tutto, grandi laghi o piccole cave che siano. Ricorderemo per sempre questa pescata come la "sessione del freddo", dove tutto era ghiacciato e bastava che la stufetta si spegnesse per dieci minuti per andare in panico. Nei primi due giorni abbiamo visto più il telo verde delle tende del lago davanti a noi. La resa, lo ammettiamo, ci ha sfiorato. Ma forse era solo un passaggio del nostro cammino, una difficoltà che la passione ci ha messo davanti per capire realmente cosa volevamo fare di quella pescata. Abbiamo reagito, aggrappandoci a ogni piccolo piolo della nostra piccola esperienza. E ci è servito per stare bene e di conseguenza per pescare bene. Eccolo, il risultato. Non il secondo posto: il pescare bene. Ce l'abbiamo fatta, più felice di noi chi c'è?


VARIE
Pensieri sparsi in libertà a futura memoria della sessione:
- Io che tocco la Zibro, la Zibro che si spegne e non riparte più, Silvio che mi dice: non toccarla mai più;
- Per prendere, noi dobbiamo mangiare le arachidi;
- La vellutata ai porri, i crostini e il minestrone;
- I Big Ben;
- La mia Black Cat: la accendo e mi brasa la faccia, poi muore e si blocca di nuovo, poi si riaccende;
- Il corridoio tra la Colossus e La Scricciolo;
- L'acqua ghiacciata nella tanica, e tu che vai per lavarti i denti e ti chiedi perché non scende dal rubinetto;
- I piedi che fumano;
- Le gambe che tremano e Silvio che da mezzanotte alle due dell'ultima notte gira intorno alle canne facendo esercizi ginnici;
- La torta: un pezzo bello grosso;
- La Red Bull e la Burn: pasturi sì, ma non dormi un tubo;
- I biscotti inglesi al burro: vitamine, proteine, carboidrati, calore;
- I topi che fan suonare le canne e i gatti che manco li guardano;
- Il filo, "il migliore per lo Spomb", che fa frrrrrrrrrrrr;
- Lo Spomb, che se lo violenti un po' troppo si apre e ti concia da far schifo;
- I cubetti, "quelli che faccio per Pusiano";
- Le esche di Frank, il Garnish, i Liquid Amino e il "non possono non prendere";
- Il Mulberry di Rod che "non può non predere";
- Il 360° rig che "non può non prendere";
- I miei sacchettini di Pva pane + pellet + Goo che "non possono non prendere".
- Il rifugio Margherita;
- Il Monviso;
- Il Monte Rosa;
- Zio Rod, Il Gambino, Walter, King, Deca, La combriccola del Gaggiolo, Gigi, Nicholas: telefono, whatsapp e chi pià ne ha più ne metta;
- "Sì, ma io avevo prenotato...";
- Il Bunga mix;
- "Usa il method mix!".
- Monti che si dimette, Berlusca che torna, Renzi che chiude il centro storico alle macchine. "Ma dobbiamo stare qui a guardare i monumenti oppure...";
- Il telo sui mulinelli per non farli ghiacciare;
- C'è chi lancia facile a 135 metri. Con l'innesco. E sul Pianeta Terra.
- La pesca a caso;
- La tosse;
- Le Piroette e la salvezza: la Zibro (quella originale con il combustibile Platinum che non fa odore).



1 commento:

Maury ha detto...

Ogni volta è un piacere leggerti.
Bello prendere il pesce “cha hai cercato”, e ancora di più quando stai già per tirare su tutto. Ha il gusto di un’impresa, la stessa che ci vuole per raccontare le sensazioni come le senti dentro.
Comunque il freddo per te è ancora una cosa sopportabile. Pensa a noi vecchietti con i nostri acciacchi!
Grande Pab! Come sempre.