mercoledì 18 giugno 2014

Para-dito

Chi mi vede lanciare spesso mi chiede perché non forzo alla massima potenza, oppure, ed è la cosa che capita più spesso, perché rilascio il filo troppo presto dall'indice. E chi conosce la mia storia di carpista sa anche perché. Primo: ho spaccato ben più di una canna sul lancio, e ogni volta mi son preso grandi spaventi. In particolare l'ultima volta, quando mi è saltata tra le mani una Basia: pensavo che un pezzo di carbonio mi si fosse addirittura infilato sotto l'occhio. Il vero motivo per cui sono frenato, però, è un episodio che mi è successo intorno al 2005-2006. Stavo pescando all'Idroscalo, dove lanciare "fuori" è sempre stato fondamentale. In bobina, sul mio Biomaster XT, avevo appena montato la treccia, perché sulle riviste tutti scrivevano che per lanciare era il top. Come San Tommaso, se non vedo non credo: eccomi quindi con il filo trecciato che poggia sul mio indice destro, mentre l'archetto è aperto. Qui cambia la mia vita di lanciatore. Tiro una legnata alla massima potenza, che non è quella di oggi perché ai tempi pesavo 65 chili (ora sono 87) sperando di vedere il piombo volare là dove voglio. Ma prima del dolore, c'è un suono, che non dimenticherò mai, che mi ricorda che qualcosa è andato storto: è quello della frizione. Mi ero dimenticato di chiudere del tutto la frizione, che sullo sforzo del lancio ha sbloccato la bobina e ha fatto scorrere la treccia sul mio polpastrello. Il resto, è uno svenimento diretto alla vista del filo entrare da una parte del dito e uscire dall'altra, invisibile nel tratto entrato nella carne, credo quasi a contatto con l'osso. Da quel giorno i miei lanci sono sì potenti, ma non quanto potrebbero esserlo. E ormai ho la fobia: anche se devo lanciare a medie distanze, stra-chiudo la frizione e indosso sempre un paradito. Ogni volta che devo lanciare forte ripenso sempre a quel momento e a quell'immagine che non mi lascerà mai. Consiglio spassionato: non fate come me, indossate il paradito!


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