martedì 9 aprile 2013

Ci vorrebbe una guida. Meglio: un amico

L'inverno mi è stato utile per riflettere su quello che oggi, per me, è un dato di fatto: devo la maggior parte delle mie catture a buone "guide", carpisti che mi hanno dato un consiglio, che si sono sbottonati con una dritta, oppure che mi hanno accompagnato direttamente su uno spot e si sono prodigati per spiegarmi come affrontarlo. Non mi sento affatto sminuito come pescatore, anzi: godo del lascito più prezioso di queste esperienze, lo scambio. La guida ha dato a me, ma il confronto tra esperienze e stili di pesca ha lasciato qualcosa anche alla guida. "Guida" tra virgolette, perché non si tratta di gente che lo fa dalla mattina alla sera, twentyfourseven: può essere il socio di sede, l'amico, il carpista incontrato in negozio. Basta un "questo weekend ti porto a xxxx, vieni con me?", ed ecco che automaticamente diventa una guida per te che di quel posto non sai veramente niente. Nella mia storia di carpista, grazie a queste situazioni io mi sento veramente arricchito. Ripenso a quante volte avrei toppato se avessi seguito l'istinto in uno spot a me sconosciuto. Ecco cosa capita. Arrivo, guardo lo spot, valuto segni di attività, e se non ci sono poi vengo attratto nel 90 per cento dei casi dalle zone selvatiche. Alberi, rami, ostacoli in acqua. Non mi rendo conto, però, che sto semplicemente giustificando una scelta estetica con una "scusa" tecnica: dove ci sono i rami ci sono le carpe. Quasi sempre vero, perché esistono anche spot dove le carpe preferiscono stare al largo, sulle secche, sulle variazioni di profondità, nei passaggi tra un settore e l'altro. Soprattutto, i pesci cambiano abitudini durante l'arco delle stagioni. Senza una guida che ti batta sulla spalla e ti dica "tieni d'occhio quella zona, in primavera rende di più di quell'altra" magari butti via una giornata solo per raccapezzarti. Il senso dell'acqua va seguito, l'istinto pure, ma se abbiamo a disposizione dati di fatto, perché non usufruirne? D'altronde siamo lì per pescare, non per vedere (solo) il panorama o per dimostrare che abbiamo un istinto predatorio infallibile! Certo, poi tutto va interpretato in base all'esperienza, dobbiamo "metterci del nostro"...


Quindi, la buona guida è colui che:

- consiglia, ma non impone;
- suggerisce, non svela;
- illustra a fondo lo spot, nei pro e soprattutto nei contro;
- stuzzica il tuo ingegno, non usa il suo al posto tuo;
- non promette mari e monti, ma ti mette in condizione di provare a raggiungerli;
- se pesca con te, non ti lascia lo spot migliore: ti lascia lo spot migliore per le tue caratteristiche;
- se pesca con te, interagisce con le tue osservazioni per fare gioco di squadra;
- sa raccontare uno spot, non lo spiega meccanicamente: insomma, ti emoziona;
- non frena la tua voglia di provare soluzioni alternative, ma fa da grillo parlante quando stai andando fuori strada seguendo l'istinto e la voglia (inconscia) di dimostrare che sei meglio di lui;
- non è invidioso delle tue catture: anzi, le tue prede sono fondamentali per arricchire il database di conoscenza delle spot, perché pure lui potrà pescare meglio sulla base dei tuoi risultati;
- ti propone sfide e ti ci fa appassionare.

Ora che ci penso, forse più che una guida ho descritto un amico. Il buon Antonello Venditti aveva ragione. Ci vorrebbe un amico... e per fortuna ne ho tanti!

Andrea Valentini: il post è nato soprattutto grazie a lui. Un grandissima guida, un vero amico!


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