martedì 26 ottobre 2010

[Endine 2010] Piccoli cambiamenti


Dopo i primi due giorni di silenzio totale ci apprestiamo ad affrontare la seconda notte a Endine. Dal punto di vista della scelta degli spot decidiamo di non cambiare una virgola. Come mostra il disegno qui sopra, le canne rimangono esattamente dove sono state calate la notte precedente. C’è una sola variante, ed è cromatica: il pallino azzurro significa che lì, in quel punto abbiamo preso. Non una, ma due carpe. Una all’alba e una in pieno giorno. Ma andiamo con ordine e ripercorriamo i ragionamenti che abbiamo fatto per affrontare al meglio la seconda notte.



Non si esagera
Quando si deve scegliere un approccio di pesca le variabili principali sono fondamentalmente tre: lo spot, l’esca e la pasturazione. E quando io e Daniele ci troviamo a dover decidere quale strategia impostare per la seconda notte i dubbi sono tanti. Per toglierci il peso, partiamo quindi dalle certezze. Il punto di partenza è che una notte in cappotto non è sufficiente per dire che gli spot che abbiamo scelto non vanno bene. Poi, aggiungiamoci la cattura dei carassi e la perdita di “quel pesce”: sui nostri letti di esche qualche essere con le pinne è passato, sicuramente anche qualche carpa. A mettere il carico sulla questione della scelta dello spot ci pensano poi anche due ragazzi del posto, padre e figlio, che osservano i nostri segnalini e ci dicono che stiamo pescando nei punti giusti. Stando ai loro racconti, in questa postazione si pesca benissimo anche al lancio (loro fanno sempre così), perché le carpe passano a filo dell’erbaio dal lato della nostra postazione e non dall’altro. Ci confermano poi che di buchi nell'erbaio non ne avremmo trovati, almeno in quella settimana, perché fa ancora troppo caldo. E ci caricano di fiducia, dicendo che se le carpe entreranno nel settore noi le prenderemo. So benissimo che è un po’ come fidarsi dell’aiuto del pubblico quando vai da Gerry Scotti, però sentirsi dire che stiamo mettendo gli inneschi negli hot spot è sempre meglio che deprimersi davanti a un “non ci state capendo niente”. Allora, ecco che spuntiamo il primo fattore: continueremo a pescare negli stessi punti della prima notte.

Esche: una garanzia
La paranoia peggiore che un carpista possa farsi venire è quella relativa all’esca: se uno non crede in una boilie e la innesca lo stesso, la sua sessione si trasforma (prima o poi) in un inferno. È un po’ come avere una bella macchina e capire che non va più di tanto perché la benzina è di scarsa qualità. Peccato che quella dell’esca, spesso, sia solo una scusa per mascherare una certa pigrizia nella mappatura del settore e nella scelta dello spot. Ecco allora che io e Daniele superiamo subito il secondo step: useremo ancora le boilie, le stesse boilie che abbiamo rollato con tanto amore e che la sera prima hanno fondamentalmente fatto cilecca. Infatti, stentiamo a credere che sia colpa loro: dopotutto qui a Endine, stando alle nostre informazioni, sono una garanzia. L’unico problema che abbiamo è che tutte quasi quelle da 20 millimetri che abbiamo rollato… galleggiano! «Pablo, Luca dice che le Keltia galleggiano». «Galleggiano?». «Sì, Luca le ha lanciate e si è accorto che solo due su dieci vanno a fondo». «Ma come? A me non sembra!». «Ha ragione, guarda!». In effetti, vedo una manciata di palline che galleggia di fianco alla barca. Scopriamo – pensa tu con quanta gioia – che a soffrire di questo problema sono solo le palline da 20 millimetri, mentre le 24 vanno a fondo tranquillamente. L’unico modo per risolvere (in parte) l’inghippo, è spaccare in due le boilie, oppure lasciarle in ammollo per parecchio tempo. Mentre stiamo chini sulle sedie a spaccare palline, ci chiediamo perché. «Forse abbiamo lasciato bolle d’aria dentro il mix». «Impossibile, lo sbattevamo bene». «Allora quello che ci hanno venduto non è Keltia». «No, no, l’odore è inconfondibile». «Eppure per me ci hanno venduto qualcosa che non è quello che abbiamo chiesto». Morale della favola, a fine enduro chiediamo a Zio Gio Massetti, tester Big Fish, per quale motivo le 20 millimetri galleggiano e le 24 vanno regolarmente a fondo. Ci spiega che è colpa della cottura protratta molto probabilmente per troppo tempo. Noi comunque non perdiamo altro tempo: sarà Keltia anche la seconda notte.

Pigiare sull’acceleratore
Il vero tormentone è il terzo aspetto: la pasturazione. Che fare? Aumentare le quantità? Ridurle? Cambiare tipo di esca utilizzata? Allargarla su una superficie più ampia o restringerla ulteriormente? Differenziarsi l’uno rispetto all’altro oppure adottare una strategia comune? Ecco come è andata. Io ho avuto un atteggiamento piuttosto conservatore, nel senso che ho proseguito sulla falsariga di quello che ho fatto per la notte precedente. Ovvero: tanta esca in poco spazio e molto differenziata. Oltre alle classiche palline nei due diametri (e anche in versione spaccata), ho preparato una “pastura” realizzata con fioccato di mais, Biskò bianco, pellet al pesce, mais, tiger nut e l’onnipresente canapa, in quantità decisamente generose. Il King cambia invece strategia, ovvero aumenta decisamente le quantità di pastura, limitandosi a utilizzare solamente i semini di canapa. Concentra molto la pastura intorno all’innesco, per poi fare un “macchione” che sia allarga nei 4-5 metri circostanti. Entrambi gli approcci si basano sui dati che abbiamo raccolto nei primi giorni. Primo, c’è tanta minutaglia che arriva subito sulle esche e va sfamata. Secondo, strettamente legato al primo, i due ragazzi del posto ci hanno confessato che la loro strategia in genere è proprio quella: tanto fioccato per fare impazzire le scardole e inneschi da 30 millimetri per le baffone, che molto spesso arrivano in zona attratte dalla “confusione” provocata dal pesciolame. Terzo: vediamo gli archi sullo schermo dell'ecoscandaglio quando torniamo sulla zona pasturata dopo un’ora o due dal lancio. E sono pesci, signori pesci, non branchi di scardole.

Riassumendo…
E allora: nessun cambiamento di spot, esche che rimangono lo stesse e a subire modifiche è solo l’approccio di pasturazione. Ovvero, aumentano le dosi e si dà largo spazio alla canapa. E dopo una seconda notte di silenzio totale, le cose iniziano ad andare nella direzione che vogliamo…

(continua)

2 commenti:

Umbecarpone ha detto...

ANCHE A ME CAPITO UNA VOLTA CHE SE CUOCI UN PO TRROPPO LE PALLINE POI DIVENTANO POPAP...TRROPPO BELLO IL PARAGONE CON GERRY SCOTTI...AHAHHAH MITICO PAB,,,
MAI PRROVATO CCON BOILES SSINGOLA SENZA PASTURAZIONE ?? LO SO CI VVUOLE UN PO DI CORAGGIO MA SEMBRA PAGHI BENE IN AMBIENTE ABBASTANZA PRESATO O PESCE DIFFIDENTE
CI SEI STASERA?
STAI PREPARANDO QLC PER PUSIANO?
HEHEHEHH...CIAO

Il Menega ha detto...

Ciao Presidente! Sinceramente non abbiamo provato la pallina affondante singola senza pastura. Al massimo mi sono spinto io a pescare con il chod e un piccolo sacchettino. Quella che suggerisci poteva essere una soluzione sensata, ma ci siamo concentrati più sulla ricerca dello spot e sulla pasturazione che sulle alternative "pazze". E poi vedevamo gli archi, l'attività sui letti di canapa: forse ci hanno fregato!

Stase ci sono e per Pusiano è quasi tutto pronto. Una volta che abbiamo deciso le postazioni definitive (stasera), completo i fogli per i partecipanti e il mitico librone giallo. Sei pronto?