Chi mi conosce sa quanto vada matto per le pop-up. Impazzisco davanti ai barattolini di esche galleggianti tanto da sembrare "malato": il classico carpista che si perde davanti a odori, colori, diametri, forme e packaging più o meno accattivanti. In realtà è tutto calcolato e ogni acquisto che faccio ha un perché. Il motivo di fondo è che... se da sei anni a questa parte non uso mai un innesco totalmente affondante un motivo c'è! Contorto ma sensato, vero?L'altra sera si parlava di esche e inneschi in relazione al video underwater e alle conclusioni a cui ero arrivato. A un certo punto un amico ha detto: «La singola affondante è il top». E io: «Non la userei nemmeno sotto tortura». Silenzio. Stupore. Tentativo di spiegarsi. Questo post nasce proprio dallo spunto lanciato dai miei amici e, di fondo, ha il compito di illustrare perché faccio così fatica a concepire un mio finale dotato di esca singola (ma anche doppia) affondante. Cercherò di essere chiaro aiutandomi con qualche foto... mi scuso per la non eccelsa qualità ma mi auguro che il discorso fili lineare. Pronti? Via!
Assimilata la premessa, io odio questo:
... questo...
... e questo:
Secondo la mia esperienza eventi di questo tipo sono provocati proprio dall'impiego di inneschi totalmente affondanti e non bilanciati. Se osserviamo i pesci durante il "pranzo" ci accorgiamo che spesse volte fanno letteralmente volare via l'innesco con movimenti delle pinne, o con "soffiate" molto forti, oppure anche ingoiando l'esca ma non rimanendo punte. Una pallina affondante in genere pesa più dell'amo e, nonostante le dimensioni, affonda più velocemente. Quando i pesci "giocano" con il nostro innesco, questo dato va a compromettere il movimento del terminale sul fondo. L'esca atterra sul letto del lago prima dell'amo (dopo essere volata via per una codata, per esempio) e questo favorisce l'insorgere dei garbugli visti sopra. Lo stesso discorso va fatto per il rotolamento: un'esca non bilanciata rotola sul fondo con tutta la sua superficie e, una volta terminato il movimento, assume una posizione casuale, che potrebbe non essere quella giusta, per esempio quando il capello si posiziona sopra l'esca (e non sto parlando dell'uso volontario del muzza rig). So bene comunque che non è facile spiegare a parole quello che il rig non deve fare. Meglio allora parlare di quello che deve fare, e il punto di partenza è questo:
Cosa abbiamo qui? Una tiger affondante seguita da un pezzettino minuscolo di foam. La spugnetta ha due compiti: uno, neutralizzare il più possibile il peso dell'amo, con tutti i vantaggi che derivano in fase di abboccata (l'amo è più "leggero" ed entra prima nella bocca del pesce); due, fare sì che l'esca sia più leggera dell'amo, ovvero che scenda sul fondo lentamente, quasi planando. Così facendo, quando il finale viene stropicciato dai pesci, ricade sempre in posizione corretta perché l'esca, volando via immediatamente (e senza rotolare) dal momento che è alleggerita, ritorna sul fondo lentamente, spinta non dal suo peso ma da quello dell'amo. Il capello poi è sempre teso e non ha lo spazio per attorcigliarsi attorno al gambo. Ovviamente questo non vuol dire che non ingarbuglieremo mai il finale. Tuttavia ci sono buone possibilità che questo non accada. Mettiamola così: noi facciamo di tutto perché questo non accada, ma se poi accade, evidentemente è il destino...
Allora, per riassumere, io non uso inneschi totalmente affondanti perché temo i garbugli provocati dai pesci in attività sul letto di pastura. E questa preoccupazione è direttamente proporzionale alla quantità di tempo in cui il mio rig rimane sott'acqua senza essere controllato. Un'esca bilanciata mi fa dormire sonni più tranquilli perché preserva di più il rig dal punto di vista meccanico grazie al lavoro di alleggerimento dell'esca rispetto all'amo.
Appoggiato, sospeso, neutro: un po' di soluzioni
Lo scenario è ora underwater e quello qui sopra è il terminale che abbiamo visto nella foto precedente. Tagliuzzando millimetro dopo millimetro il foam sono arrivato a ottenere un'esca che poggia appena sul fondale, leggera come una piuma. Alla minima sollecitazione l'innesco "vola" via tendendo il capello e portando con sé l'amo. Il piombino non è casuale: serve a far ruotare l'uncino quando il finale si tende. La soluzione qui sopra è fatta con una tiger, ma potremmo usare anche una pallina affondante: è per certi versi una versione allround o d'emergenza (il foam lo portiamo sempre con noi), ma è sicuramente anche la preferita dai "talebani" del "pesco sempre e solo con le stesse esche che uso in pastura". Posizione che non condivido totalmente, e su cui tornerò in futuro...
Le pop-up non entrano ancora in gioco. C'è prima una soluzione, una via di mezzo "commerciale": le 50/50 Hookbait di Dynamite Baits firmate Terry Hearn. Eccole:
L'esca non è sollevata dal fondo ma appena appoggiata. Merito della pallina "doppia": parte sotto (scura) affondante, parte sopra (chiara) pop-up. La boilie mantiene sempre questa posizione in acqua e, durante la discesa, plana lentamente fino a quando incontra il fondale. In realtà non solo Dynamite Baits fa esche cinquanta&cinquanta che si comportano così, ma personalmente sono quelle con cui mi trovo meglio perché non necessitano di interventi esterni, tipo tagliuzzamenti vari, piombini o pasta di tungsteno, a causa di un galleggiamento esagerato (un esempio di questo tipo lo vediamo tra qualche riga).
Le due soluzioni precedenti sono due espedienti "soft" per passare dalla singola affondante all'innesco bilanciato-sospeso, ovvero quello che io ritengo il migliore compromesso tra adescamento e sicurezza anti-garbuglio. Ecco che entrano sul palco le pop-up (o una boilie di plastica, come nella foto qui sotto):
Un pallino di piombo bilancia la boilie a un paio di millimetri. L'esca svetta quel tanto che basta per non affondare (nel caso di fondali molli) e per produrre anche attrazione visiva (svetta un pochino sulle altre). In fase di abboccata non c'è scampo: se la carpa aspira l'esca, aspira anche l'amo. Certo, poi il finale deve lavorare bene e pungere...
Dalle 50/50 di Terry Hearn alle Half'n'Half di Imperial Baits. Anche in questo caso siamo davanti a una pallina doppia, con una parte poppy (bianca) e una sinking (marrone). A differenza delle Dynamite, però, il potere flottante è molto sostenuto. Se lanciamo una Dynamite 50/50 in acqua senza rig, questa affonda lentamente. La Half'n'half, invece, galleggia. Con quest'esca il peso dell'amo diventa fondamentale per bilanciare l'innesco e, nel caso della foto qui sotto, l'assetto è fondamentalmente sbagliato:
Sono un sostenitore degli inneschi bilanciati ma sono convinto che, per lavorare bene, l'amo debba poggiare sul fondo. Nella foto qui sopra lo vediamo invece sospeso, trascinato dalla pallina. Si tratta di un assetto che a tanti piace ma che personalmente non mi fa impazzire. Siccome in questo caso ho utilizzato un amo numero 6 decisamente leggero, dovrò intervenire sulla pallina, tagliuzzando un po' di parte bianca per ridurre il potere galleggiante. Oppure dovrò attendere che la pallina assorba l'acqua, si appesantisca e perda un po' di potere galleggiante...
A questo punto entra in gioco una variante del rig che abbiamo visto sopra (creato con una boilie di plastica). Il pallino si allontana dall'esca, che svetta più alta dal fondo. Lo chiamo "assetto KD":
Il pallino di piombo sul capello è infatti una delle prerogative del KD rig. Quello qui sopra è un rig simile ma NON E' un KD rig.
Estremizziamo un po' il concetto di pallina bilanciata:
Qui sopra abbiamo una soluzione a mio avviso "devastante", ovvero la combinazione tra una affondante e una pop-up. A bilanciare l'innesco è il peso stesso dell'amo. Volendo possiamo far adagiare l'esca sul fondo semplicemente mettendo un pezzo di affondante più grande o riducendo la pop-up, per ottenere quindi una soluzione molto simile alle prime due che ho presentato. Il capello è teso, il rig esce "alto", il peso è tutto sulla punta dell'amo: one shot, one kill.
Lo stesso concetto è alla base dell'ultimo rig:
Una 50/50 di Dynamite viene "alleggerita" da un chicco di mais finto fluo. L'effetto è lo stesso del rig precedente, ma c'è un vantaggio: l'assetto dura molto di più in acqua! Non dobbiamo dimenticarci infatti che sopra abbiamo due boilie spezzate che assorbono liquido, quindi si appesantiscono molto più velocemente di una pallina intera (benché forata) e di un chicco di mais finto (che non la "beve" proprio). Se so che l'attesa sarà lunga preferisco di gran lunga l'ultimo innesco, o addirittura un doppio chicco di mais fake, praticamente inaffondabile...
Fine. The end. Ho provato a spiegare perché, a mio avviso, la singola affondante non ha senso. O meglio, lo ha ma solo se riusciamo a mettere da parte tutte le preoccupazioni che derivano da un "garbuglio da frenesia". Se ce la fate, buon per voi. Io proprio non ci riesco: meno male che ci sono i miei barattolini di poppy...
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