Non ci sono storie: è un rito. E tu sei lo sciamano. Prima prendi dal sacco i chicchi secchi, li immergi in acqua e attendi qualche giorno che bevano, gonfiandosi come palloncini. Ti chiedi fin da subito quale sarà quello vincente. «Sarai tu, il più grosso di tutti? Oppure tu, con la forma strana, quasi arrotondata?». Le granaglie, le esche più impersonali di tutti, che finiscono in acqua a palate, sembrano più "vive" di qualsiasi altra esca. Dopo qualche giorno di immersione torni a trovarle, le trovi belle gonfie. «Stasera non ho niente da fare, mentre guardo la partita le faccio cuocere». Niente da fare e cuocere: un binomio che vale solo sulla carta.
Sì, perché riempi la pentola con quell'odorino insopportabile ma al contempo irresistibile, poi accendi il fornello e pensi che non ti resta altro che aspettare. Invece no. Dopo due minuti sei lì davanti alla pentola, le guardi, e con il mestolo cominci a rigirarle e rigirarle e rigirarle. Ti dici poi che è una stupidata, «lasciale cuocere». Tempo due azioni e sei di nuovo lì, a girarle e rigirarle. Le passi al vaglio una per una: quella bella, quella brutta, quella gialla, quella scura, quella stramba, quella che non innescheresti mai. Giri e rigiri. Le pensi sott'acqua a colorare il fondale. «Irresistibili». Aggiungi gli ingredienti "segreti". Ora sanno di basilico, di melassa, di origano, di aglio, di zucchero. Più roba ci metti, meglio è. «Devono cuocere un'ora, mi metto comodo». Non fai in tempo a poggiare il sedere che senti il rumore tipico dell'acqua che esce dalla pentola e va sul piano cottura. Ogni volta ti dici che non sporcherai, ma ogni volta si sporca, coperchio o non coperchio. «Vabbé, pulirò. Intanto guarda come sono belle!». Le vedi sempre più gonfie, quasi lucide, luminose. E intanto giri e rigiri. Assaggi. «Ci metto un po' di sale». Riassaggi. «Ora vanno bene». Giri e rigiri. Il timer finalmente ti dice che sono pronte. Spegni il fuoco e vedi l'acqua che piano piano si ritira verso il fondo della pentola e lascia il primo strato all'aria, leggermente ricoperto di schiuma. «Senti che aroma...». Ogni volta sono le migliori granaglie che potessi preparare, migliori di quelle degli altri, le preferite dalle carpe. Mentre le travasi nei secchi, con il fumo che ti investe la faccia, senti il suono della televisione. Meno concitato, la partita è finita, siamo ai commenti. Clack, il tappo cinge il bordo del secchio. «A nanna, belle». Un'ora e mezza della tua vita se ne è andata tra un gira e rigira dietro a miseri chicchi. Sei stato rapito per l'ennesima volta dal rito della cottura delle granaglie. Non avevi niente da fare, non hai fatto niente.
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