mercoledì 17 settembre 2014

Quando meno te l'aspetti

Quali sono le catture dell'ultimo anno che ricordi con più piacere? Sono due, e hanno un denominatore comune: in entrambi i casi non avevo voglia di andare a pescare. Capita. Per esempio di domenica, quando hai lavorato tutta la settimana, oppure in un giorno della settimana che aspettavi da tanto dopo un periodo pieno di lavoro. Preferisci il divano alla recliner, la birra fresca alla bottiglia d'acqua ormai calda, il Cornetto Algida al Goo spruzzato sui pellet e sulle palline. Non c'è niente di male: siamo umani, mica robot, e momenti di relax sono necessari. La situazione cambia se pensi al fatto che di tempo per pescare ne hai poco, per lavoro, famiglia, impegni, e anche un unico pomeriggio potrebbe rimetterti al pari con la tua passione. Dall'altro lato non hai voglia. Che fai? Semplicemente, medi. «Finisco di vedermi la partita, poi con calma mi vesto e vado». Appena salito in macchina ti rendi conto che è una pazzia, perché sono le 4 del pomeriggio e alle 7 hai quell'aperitivo che hai promesso alla fidanzata e a cui, se mancherai, la pesca te la scorderai davvero per molto. Mezz'ora di auto, ovviamente, per andare e tornare: al netto di tutto, un'ora con le canne in acqua. «Ma chi me lo fa fare?», dici, mentre imbocchi la superstrada che ti porterà sullo spot. Mi piace chiamarla la "sindrome di timbrare il cartellino", e capita anche alle passione più appassionate, tra cui credo di poter essere inserito. Ti scatta qualcosa quando, infilato il secondo scarpone e caricato le spalle della poca attrezzatura, ti infili nel bosco e senti il frastuono dolce di chi lo abita. Uccelli che cantano, altri che fanno fischi, pesci che scattano fuori dall'acqua e fanno splash per catturare gli insetti, l'erba che si anima di fruscii provocati da piccoli esseri che non sai cosa sono perché non li vedi mai. L'inquietudine diventa quiete, come se, con una siringa, ti stessero inserendo in vena un anestetico blando. E così, passo dopo passo, entri nel mood giusto per pescare. La camminata si fa più veloce, perché, adesso, hai solo un'ora di pesca e questo (ma guarda...) ti dispiace. «Potevo uscire un'oretta prima?!». Arrivato sullo spot, in dieci minuti sei con tutte e due le canne in pesca. Non devi fare plumbing perché sai esattamente dove stai pescando. Cominci a pensare che un po' ti meriti una cattura, se non altro per lo sbattimento. Ma sai anche di aver commesso il "peccato mortale" di considerare la pesca un peso, e forse il destino te la farà pagare. Senti un paio di bip che ti punzecchiano le orecchie e ti fanno tendere la schiena appoggiata a quel grosso albero che da inizio anno è un po' il tuo rifugio. Poi la canna si flette, quasi salta via dai picchetti. Scatti, ferri. «Se risale la corrente di solito è bella». E lo è, mentre la vedi affiorare nel correntino sottoriva, ormai stremata, ma con le residue forze per non cedere alla rete del guadino. «Scommetti che si slama ora? Me lo meriterei...», e ti ripensi sul divano con la panza di fuori a farti fuori la 33 di Moretti. Poi però ti torna in mente un altra verità: il sacrificio viene sempre ripagato. E allora, eccola, decisamente grossa per il tuo spot, mentre rotola nel guadino e si agita piano sul materassino. Torna a casa lei, torni a casa tu. Alla tv stanno ancora commentando la partita, è come se non fossi mai uscito di casa. Ma lo hai fatto, e non avresti potuto prendere decisione migliore.

lunedì 15 settembre 2014

I tempi cambiano

Tra i 20 e i 25 anni, non posso negarlo, mi sono divertito un sacco. Riprendendo i miei vecchi diari di pesca leggo "60 notti", poi "80 notti", poi addirittura "90 notti". Praticamente tre mesi con le canne a mollo. Come direbbe il mio buon amico Luca Gambino: «Bella vita». Concedetemelo: ho avuto una gioventù meno discotecara e mi sono concentrato su altro. Dopotutto, ai tempi avevo solo un compito: finire l'università con il voto più alto possibile e far contenti i miei genitori. E ce l'ho fatta (c'è tutto su LinkedIN, per chi non ci crede), unendo utile al dilettevole. Adesso, però, è ora di fare un salto temporale di sette anni e... guardo all'oggi. O meglio, agli ultimi quattro anni. E mi rendo conto che quel dilettevole, spesso, non è stato molto "utile". Mi spiego con un facile concetto: se avessi pescato, ai tempi, come pesco oggi, avrei preso il triplo dei pesci e, forse, mi sarei potuto concedere qualche diversivo "discotecaro". Si tratta di un ragionamento meramente utilitaristico che lascia da parte l'emozione e la voglia di avventura. Se prendo a riferimento questi due elementi, infatti, mi commuovo: quanto mi è piaciuto poter far 5-7 notti filate in un grande lago, anche senza prendere niente! Quello fa parte della crescita di un ragazzo, della voglia di esplorare. Tuttavia, tenendo conto solo del "fine", ovvero del catturare, oggi sono senza dubbio più "efficace". Molti non ci credereanno: «Ma come, un direttore di un giornale di carp fishing che non ha tempo per pescare?!». Eppure è così: di notti ne faccio poche poche, e non vado mai oltre le tre, perché oltre al lavoro nella vita c'è altro. Tipo una casa, una famiglia, un futuro da costruire. Old school? No dai, penso mi capiate. Il riassunto della mia vita oggi è questo: pesco tanto, ma per poco. Sessioni, se va bene, di una giornata; in genere, però, di 2 o 3 ore, magari all'alba o al tramonto. Mi muovo rapido, con poca attrezzatura, in posti che ai tempi avrei snobbato perché poco "fighi". E prendo. Non mi posso lamentare. I cappotti li faccio ancora, mica sono diventato Danny Fairbrass (got iiiiiit!), ma sono pochissimi rispetto a un tempo. Studio di più lo spot e, soprattutto, ho sviluppato una certa allergia all'"andare a caso". Non mi lascio più scivolare la pescata addosso senza fare qualcosa, osservo tanto, mi faccio domande, cambio strategie spesso e, soprattutto, sposto di frequente le esche. Ho trovato una sorta di equilibrio che mi permette di vivere tutto (pesca, impegni, altro divertimento) senza trascurare nulla. E sto bene. A tal punto che, non lo nego, il pensiero di fare una "tre giorni" in questi tre anni a volte mi ha angosciato, con la domanda: "Ma se posso prendere lo stesso in mezza giornata, perché andare via tre giorni?". La risposta è molto semplice, e sta in quegli stessi diari che ho sfogliato pochi giorni fa: perché si deve crescere, intraprendere un percorso, il proprio sentiero della vita, senza dimenticare che sei quello che sei grazie a quello che sei stato. Che nulla, di quello che hai oggi, lo avresti senza gli "errori" che, ai tempi, non ti rendevi conto di commettere. In fin dei conti, sotto sotto, una sette giorni nel tuo grande lago dei sogni ti piacerebbe farla. La prova, a te stesso, che sei ancora la medesima persona.

venerdì 12 settembre 2014

"Stecche" inutili? Nient'affatto!

Non so perché, ma molti accessori fondamentali alla prima impressione sembrano coperti da un velo di inutilità. Il caso di cui parlerò in queste righe è quello delle sacche a stecca (sling) che sono apparse sul mercato da qualche anno. Quando ne parlo in negozio con molti ragazzi che non le hanno, mi sento rispondere così: «A noi non servono, non pesiamo i pesci». Non lo faccio quasi mai neppure io, eppure la sacca a stecche, per me, è fondamentale. Soprattutto se abbiamo a che fare con grossi pesci. Primo, perché ci aiuta a non fare male alle pinne dei pesci, soprattutto se usiamo quelle in materiale "fitto" e non in rete. Infatti, la gran parte delle volte le carpe si distruggono le pinne che rimangono impigliate nelle maglie del guadino. Sollevandole dall'acqua per portarle sul materassino non facciamo altro che favorire questo dolorosissimo processo (mai viste le pinne che spuntano dalle maglie del guadino?!). Secondo, un supporto ulteriore rende più sicuro e meglio controllabile il trasporto del pesce dall'acqua al materassino. I guadini, infatti, sono alle volte fragili e non è raro che un pesce, agitandosi, sia in grado di rompere la rete e finire per terra, con tutto quello che ne consegue. Poi, grazie alle maniglie delle sacche, ci sarà più facile trasportare sul mat pesci anche di grosse dimensioni. Terzo, riduciamo le manipolazioni: mettendo la sacca sotto il guadino e trasportando il pesce sul materassino direttamente con quella non dovremo "maneggiare" il pesce per metterlo nello sling, pesarlo, e poi rimetterlo nel mat. Meno gli mettiamo le mani addosso, meglio è. Quarto elemento, che è il più importante: sono comodissime per rilasciare le carpe, e lo sono ancora di più se le sponde sono ripide. Basta poggiare le stecche (che il più delle volte sono galleggianti) in acqua e "aprirle", a 'mo di cancello: la carpa, sentendo l'acqua, uscirà da sola e tornerà nel suo ambiente. Il quinto punto non serve, anzi, è una semplice esortazione: dotiamoci tutti di uno sling a stecche, lo dobbiamo alle nostre avversarie. Sono ingombranti? Balle: ci sono modelli, tra l'altro neanche troppo costosi, con le stecche che si ripiegano su se stesse. E su, dai, fateci un pensierino. Fatelo per le carpe!

martedì 9 settembre 2014

Una domenica diversa

Se sei un vero pescatore, la pesca ti piace tutta. Sì, puoi essere un carpista, uno "spinnista" (termine orribile, ma molto meno di "spinningofilo"), un moschista, un silurista, ma dentro sei semplicemente un pescatore. Ecco perché quando quanto ti viene proposta una nuova sfida è molto difficile dire di no. A me è successo proprio questo: un amico appassionato di spinnging mi ha chiesto di accompagnarlo in una pescata sul Lambro e io come potevo rinunciare? Ma è domenica è c'è un problema: sabato sera sono a Bergamo e rientro a casa più o meno alle 2.30, quando la sveglia è alle 5. Rinuncio? Macché, si va: dopo l'operazione alla gamba non voglio rinunciare più a niente, perché si vive una volta sola e... ogni lasciata è persa! Ebbene, che decisione felice: ho passato una bellissima giornata in mezzo a un bosco selvaggio, costeggiando il fiume come se fossi un "salmonista" in Alaska. Solo che qui pescavamo piccoli persici, cavedanelli e qualche siluretto. Facendo i primi lanci mi sono reso conto subito di una cosa: che in questa mezza giornata potrei anche non aver catturato niente ma avrei imparato tanto. La pesca con le micro-testine e le gomme, il movimento dell'artificiale in corrente, lo scoprire che il cavedano "assaggia" l'artificiale e non rimane mai allamato, la disposizione dei pescatori lungo una sponda. Tutte cose che do per scontate nel carp fishing ma che nello spinning non lo sono. E quando ha abboccato il primo persico (che vedete nella foto) ero da solo: intorno a me solo alberi, il canto degli uccelli e delle zanzare che si avvicinavano kamikaze alle orecchie per allontanarsi al primo sentore del repellente sulla pelle. Mi sono gustato il momento, con il pesce tigrato che faceva il diavolo a quattro (per quanto piccolo) in corrente e piegava la mia cannetta così leggera e così sensibile. Vero, le carpe tirano di più, ma è stato incredibile vedere quel predatore scattare dal fondo, salire sul raglou (già, anche gli spinnermen si fanno paranoie toste sulle esche e poi quelle più efficaci sono semplici gommini da pochi centesimi di euro), ingoiarselo e girare la testa di scatto, per poi cedere solo a forze finite. Ed è stato fantastico scoprire il Lambro sotto un altra luce: uno dei fiumi più inquinati d'Italia è anche molto pescoso. Sotto i miei piedi, nei giri d'acqua, vedevo carpe di 2-3 chili aggirarsi in cerca di cibo, e lì non ce le ha messe nessuno, vuol dire che si sono riprodotte e che l'habitat è ideale per un futuro. Alle 11 sono di nuovo a casa, pronto ad affrontare una domenica di relax. Ho un sonno boia, ma il bagaglio della mia esperienza si è arricchito di tanti elementi in più. Ci dormo su, per farli sedimentare bene...

lunedì 4 agosto 2014

Una giornata di primavera (settima e ultima parte)

Dopo le carpe, gli storioni! In pochi minuti ne prendiamo due, segno che il pesce (non solo le carpe) è concentrato esclusivamente in quella zona. Tuttavia, siamo costretti ad arrenderci: l'arrivo di un nuvolone carico di fulmini ci "consiglia" di tornare a casa. Poteva andare molto meglio, ma poteva andare anche molto... peggio!

venerdì 1 agosto 2014

Una giornata di primavera (sesta parte)

Si parte con il combattimento della seconda carpa: sembra più piccola ma in realtà... non lo è. Il pesce è partito sempre nella stessa zona di lago, una buca profonda su cui l'effetto del vento freddo non ha fatto danni.


lunedì 28 luglio 2014

Una giornata di primavera (quinta parte)

Come si realizza uno stick mix? Non è poi così difficile: facciamo un altro focus sulle esche che stiamo utilizzando nella pescata, con sorpresa finale... un'altra partenza! 


venerdì 25 luglio 2014

Una giornata di primavera (quarta parte)

"Nelle nostre pescate non ci facciamo mai mancare nulla": dopo un pit stop nel ristorante annesso al lago rimettiamo in ordine le idee. Ci aspettavamo molto di più, ma le condizioni meteo hanno stravolto completamente i nostri piani. Si ritorna in pesca nel pomeriggio più agguerriti che mai, nella speranza di sbloccare una situazione molto difficile. In conclusione, un focus sugli inneschi di Luca.


lunedì 21 luglio 2014

Una giornata di primavera (terza parte)

C'è! Un pesce abbocca e il combattimento è tirato: amo piccolo, lenze sottili e macerie nel sottoriva ci obbligano a prestare molta attenzione. Le condizioni meteo non sono favorevoli ma riusciamo lo stesso a sbloccare la situazione. Evidentemente, la pesca di ricerca sta dando i suoi frutti...

venerdì 18 luglio 2014

Una giornata di primavera (seconda parte)

Non sempre le cose vanno come vogliamo. Eh sì, i pesci si perdono! Capita che l'amo si spunti, oppure che il rig non funzioni come vogliamo. E c'è anche al sfortuna, sia chiaro. Nella seconda parte del mini-film accade proprio questo: perdiamo una carpa appena arrivati in pesca ma non demordiamo e spieghiamo come abbiamo lanciato le canne. Infine, una piccola panoramica sulle esche che stiamo utilizzando.

lunedì 14 luglio 2014

Una giornata di primavera (prima parte)

Forse qualcuno di voi si ricorda ancora di questi video:

http://youtu.be/7H39ys7oO-Y

http://youtu.be/35mclsxhBPo

http://youtu.be/4gp_cIwM4Uo

http://youtu.be/a45WypiOQSs

http://youtu.be/a45WypiOQSs

Sono cinque, ma in realtà sono spezzoni di un unico "film" che ho realizzato qualche mese fa con Luca Gambino. Si chiama "Una giornata d'inverno" e mostra, con sequenze di immagini e parole, come abbiamo affrontato una pescata in una piccola cava in provincia di Novara con condizioni meteo "estreme". Adesso è il momento di cambiare stagione, con un nuovo "mini-film", intitolato "Una giornata di primavera": anche in questo caso cerchiamo di mostrare quello che facciamo in pesca in una cava un po' più grande, in un altro periodo dell'anno. Il comune denominatore, però, sono le condizioni meteo: invernali anche in questo caso, nonostante fossimo all'inizio della primavera. I video in tutto sono 7. Ne caricherò uno il lunedì e un altro il venerdì, fino a completarli tutti in un mesetto circa. State connessi!


giovedì 10 luglio 2014

Tutorial (video): D-rig

Ecco un montaggio che mi ha rapito il cuore anni or sono e che ancora oggi pulsa forte nelle mie vende. Signori, il D-rig in fluorocarbon. Lo uso spesso per un semplice motivo: sul lancio non ingarbugli mai. Mai. E per un paranoico del "tutto sempre a posto" come me è fondamentale. Mi sono avvicinato a questo montaggio più che per la semplicità proprio per le sue caratteristiche anti-groviglio. Utilizzandolo, ho capito altresì che è un rig con cui si slama poco, ovvero, una volta che la carpa è puntata, a meno che spacchi il finale è molto difficile che l'amo perda la presa. Al contempo, però, se lo metti al confronto con senza nodo, Kd e blow-out, ti rendi conto che la scarsa mobilità dell'esca ti fa vedere meno partenza. Slami meno, ma allami di meno, insomma. Dopotutto dobbiamo renderci conto che stiamo pescando con il fluorocarbon (o il nylon) diretti, e in genere sono di grossi diametri (dallo 0,35 in su): provate a girare su se stesso un grosso nylon o un fluoro e capirete perché l'amo non è molto "libero" di muoversi, quindi di puntarsi indipendentemente dal punto in cui la carpa si avvicina all'esca. Parentesi: si può ovviare al problema realizzando un combi-rig, semplicemente unendo al fluorocarbon un pezzo di trecciato morbido. Questo, però, lo vedremo un'altra volta. Per ora accontentiamoci di questo video che spiega come realizzare un D-rig con fluorocarbon o nylon.



lunedì 7 luglio 2014

Il pesce che non t'aspetti

Ci sono volte in cui vai a pesca, sei convinto di prendere perché sai esattamente cosa fare, ma non ti aspetti chissà che. Ti basta prendere, appunto. A maggio, però, mi è arrivata la classica "sorpresa" in un giorno in cui non pensavo minimamente di agganciare un pesce così.

In fin dei conti, dovevo solo girare dei video per il negozio con cui sto collaborando. «Ma sì, butto un paio di canne tanto per provare». Alla fine sono tre, e non le butti tanto per provare, ma cerchi di metterle in acqua nel modo migliore possibile per toglierti di dosso la "scimmia" del cappotto. Tanto al mattino presto non c'è la luce giusta per fare i video, quindi concediamoci almeno tre orette di pesca come si deve. Se ho poco tempo, i miei occhi diventano come il naso di un segugio: cerco segnali ovunque, dall'estremo sottoriva alle grandi distanze. Bollicine, salti, schiene, bollate: nella memoria registro tutto, cercando di rimanere concentrato sull'acqua. Se vedo che certi "segnali" si ripetono in una stessa zona più di una volta non faccio altro che lanciare una canna, con un innesco fidato, un'esca verso cui non nutro alcun dubbio, e un sacchetto pieno di pastura ultra-attrattiva, nella zona in questione. Dopo, aspetto al massimo un'ora. Qualora scorgessi segnali in altri punti, non avrei problemi a spostare l'innesco anche dopo dieci minuti. Molti pensano che, pescando così, si fa solo confusione; in realtà sono convinto che facciano più confusione, in ordine: le lenze tese, gli Spomb e i rocket, le continue scobrate. Un lancio, uno splash e una scia attrattiva: è questo il disturbo?!

«Fabri, ora lì la prendo». Avevo lanciato da 10 minuti in un punto in cui vedevo dei piccoli trenini di bolle. Non quelli continui prodotti dagli storioni. Uno qua, uno là: non ho dubbi sul fatto che siano carpe. Mi ero distratto, giusto per sistemare il materiale per i video, poi avevo rialzato gli occhi e avevo visto ancora qualche bollicina. Non ci ho però pensato troppo. Pochi secondi dopo, lo Stow si schianta sul Micron ST (quanto sono old school?!) e inizia un combattimento da panico con un pesce che mi fa spostare di quasi 100 metri rispetto al pod. Risultato? La specchi che si vede nel video qui sotto. Una vera sorpresa, perché da un lato le storie dei "pescioni" in questa cava mi sembravano appunto solo storie. Dall'altro perché non ero in versione "cazzuta". O meglio, non ero partito di casa con l'idea di fare una sessione alla ricerca della big, ma semplicemente di unire l'utile al dilettevole, ovvero i video alla pesca. E non è un caso se, nel tardo pomeriggio, concedendomi mezz'ora di stalking dopo aver finito il lavoro, ne è partita un'altra, una regina di taglia più o meno simile.

Sono quelle classiche giornate che ti arrivano a 'mo di regalo. Sono quei momenti in cui ti tornano in mente le parole lette su un libro inglese degli anni Ottanta: "Le carpe, secondo me, riescono a sentire quando il tuo pensiero è troppo focalizzato su di loro. Ecco perché a volte vedi le bollicine intorno all'innesco e poi non partono: perché tu sei lì, concentrato, a pensare che partirà da un momento all'altro".




venerdì 4 luglio 2014

Tutorial (video): KD rig

Rig semplice, testo semplice. Io uso questo montaggio inventato da Kenny Dorsett per questi motivi:
- è semplice, ma soprattutto veloce da realizzare;
- si punta in ogni punto (!) della bocca: non è sempre un difetto;
- è perfetto per pescare con le esche bilanciate;
- sui terminali extra-corti non teme confronti con nessun altro rig;
- l'ho provato e ci ho preso una caterva di carpe.
Quando non lo uso: nei grandi laghi, o comunque quando sono costretto a non rilanciare spesso, perché l'estrema mobilità del rig diventa un difetto quando ci sono molte carpe in frenesia, o peggio ancora, carassi & company a fare festa sui letti di pastura.
Difetto: allami tanto, ma le slamate non sono un optional. Non è adatto, insomma, a chi si incazza facile quando si slama un pesce.

Ecco un video che mostra come lo realizzo:



lunedì 30 giugno 2014

Come si vince una gara all'Idroscalo

Trovo sempre molto interessante parlare con gli altri angler. Oddio, non con tutti, perché non tutti hanno veramente qualcosa di interessante da dire o, per lo meno, sono disposti ad ascoltarti. Nel video che propongo qui sotto "simulo" una chiacchierata con Andrea Valentini e Luca Lucchiaro, che hanno stravinto l'edizione 2014 della semifinale Nord-Ovest del Trofeo Cfi, tenutasi in aprile all'Idroscalo di Milano. Bello parlare con questi due angler e confrontarsi, capendo che il tuo punto di vista può essere diverso dal loro. Entrare nella loro testa, capire perché hanno pescato in un modo e non in un altro, cercare di interpretare i "non detti" all'interno dei discorsi: beh, è questo che ci fa crescere. Tornare a casa sapendone qualcosa di più: è questo, forse, il più grande segreto di chi il carp fishing lo vive non solo come un passatempo ma come una disciplina, uno sport. Rinnovando i miei complimenti ai due angler, vi propongo il video realizzato "a caldo", a pochi minuti dalla fine della loro vittoriosa gara. Sono convinto che troverete spunti molto interessanti...




Video correlato... una bella specchi presa sulla sponda opposta: http://youtu.be/ovHa4mx_Zgw

lunedì 23 giugno 2014

Carp Show 2013: i video

Arrivo decisamente in ritardo, ma mi ero dimenticato di avere girato questi video e di averli salvati nella loro cartellina sul computer. Sono in tutto quattro e mostrano qualche immagine dal Carp Show di Ferrara, edizione 2013 (dicembre). Ho partecipato a questa bella fiera, che ogni anno è sempre più bella e migliora a vista d'occhio, con lo stand del mio magazine, Carp Fishing Top, in cui, insieme con il mio grande amico Luca Gambino, abbiamo allestito una sorta di "acquario senza acqua", con rig e montaggi a disposizione dei curiosi per domande e approfondimenti. L'esperimento è stato replicato con successo anche al Carpitaly e, se ce ne sarà la possibilità, lo riproporremo, magari migliorandolo, al Carp Show 2014.


giovedì 19 giugno 2014

La dura vita del persico sole

Noi carpisti abbiamo una grande fortuna: trattenendoci a lungo sulle sponde siamo in grado di vedere cose che gli altri pescatori non vedono. Per esempio: vi è mai capitato di guardare a lungo il sottoriva e scorgere quando è vitale? Tra pesciolini, gamberi, chioccioline c'è veramente un "carnevale" di vita lì sotto! Pochi giorni fa, mentre pescavo in una cava del milanese, mi è caduto l'occhio su uno spettacolo che si può vedere praticamente ovunque. Due persici sole, i "gobbetti" come li chiamano un po' dappertutto, si inseguivano sopra il nido, presumo durante la fase di accoppiamento. L'esemplare più grande, il maschio, difendeva con blitz improvvisi il nido dall'avvicinamento di altri gobbetti più piccoli, che evidentemente volevano soffiargli la lady o molto probabilmente mangiarsi le uova. Mentre io mi godevo quello spettacolo, mi sono anche messo nei panni dei due persici e mi sono detto: «Certo che la natura, quella vera, è davvero perfida e implacabile». Il compito di difesa di quel persico non è finito in quell'occasione: da lì, dovrà difendere il nido dagli attacchi per settimane. Una distrazione, e hai perso tutto. Struggente.



mercoledì 18 giugno 2014

Para-dito

Chi mi vede lanciare spesso mi chiede perché non forzo alla massima potenza, oppure, ed è la cosa che capita più spesso, perché rilascio il filo troppo presto dall'indice. E chi conosce la mia storia di carpista sa anche perché. Primo: ho spaccato ben più di una canna sul lancio, e ogni volta mi son preso grandi spaventi. In particolare l'ultima volta, quando mi è saltata tra le mani una Basia: pensavo che un pezzo di carbonio mi si fosse addirittura infilato sotto l'occhio. Il vero motivo per cui sono frenato, però, è un episodio che mi è successo intorno al 2005-2006. Stavo pescando all'Idroscalo, dove lanciare "fuori" è sempre stato fondamentale. In bobina, sul mio Biomaster XT, avevo appena montato la treccia, perché sulle riviste tutti scrivevano che per lanciare era il top. Come San Tommaso, se non vedo non credo: eccomi quindi con il filo trecciato che poggia sul mio indice destro, mentre l'archetto è aperto. Qui cambia la mia vita di lanciatore. Tiro una legnata alla massima potenza, che non è quella di oggi perché ai tempi pesavo 65 chili (ora sono 87) sperando di vedere il piombo volare là dove voglio. Ma prima del dolore, c'è un suono, che non dimenticherò mai, che mi ricorda che qualcosa è andato storto: è quello della frizione. Mi ero dimenticato di chiudere del tutto la frizione, che sullo sforzo del lancio ha sbloccato la bobina e ha fatto scorrere la treccia sul mio polpastrello. Il resto, è uno svenimento diretto alla vista del filo entrare da una parte del dito e uscire dall'altra, invisibile nel tratto entrato nella carne, credo quasi a contatto con l'osso. Da quel giorno i miei lanci sono sì potenti, ma non quanto potrebbero esserlo. E ormai ho la fobia: anche se devo lanciare a medie distanze, stra-chiudo la frizione e indosso sempre un paradito. Ogni volta che devo lanciare forte ripenso sempre a quel momento e a quell'immagine che non mi lascerà mai. Consiglio spassionato: non fate come me, indossate il paradito!


lunedì 16 giugno 2014

Tutorial (video): il nodo senza nodo

«Paolo, dammi un rig vincente». Risposta (glaciale): «Sono tutti vincenti se li metti al posto giusto». Momento di smarrimento. Occhi che vanno a destra e a sinistra. «Consiglio: non rendere il carp fishing più complesso di quello che è. Prima del rig vengono lo spot e l'esca». Ecco perché a chi, in genere neofiti, mi chiede quale rig utilizzare dico sempre "no knot", il normalissimo senza nodo. Perché non ce n'è: per ogni carpista che inizia è FONDAMENTALE trovare dei punti di riferimento. E il senza nodo può esserlo. Deve diventare, insomma, il montaggio di riferimento quando bisogna dare il 100%. Certo, poi ce ne sono altri più complessi e dalle caratteristiche più "vincenti", se così vogliamo chiamarle. Ma un blow-out fatto male non funziona, così come un D-rig non va bene dappertutto. Quindi, seguendo il video che pubblico qui sotto, consiglio vivamente di partire dal senza nodo, curando la ricerca dello spot e la scelta dell'esca giusta. Solo quando avremo maturato più esperienza (anni?) ci concentreremo sul montaggio. Perché complicandoci le cose facendo prove su prove in relazione al terminale rischiamo di fare solamente una cosa: perdere del tempo che possiamo dedicare a rendere vincente la nostra sessione. Non voglio convincervi che semplice è (sempre) meglio, ma non ci si va lontano: io stesso lo uso moltissimo, e non me ne vergogno affatto!


giovedì 12 giugno 2014

Tutorial (video): legare il lead core

Ci sono cose che tutti i carpisti dovrebbero saper fare. Per esempio, il nodo senza nodo, i nodi di giunzione tra girella e terminale o tra lenza madre e shock leader, l'infilare una pallina sul capello e via dicendo. C'è però un "fondamentale" su cui chi inizia ha sempre molti dubbi, e me ne accorgo sia dalle domande che ricevo nella mail di Carp Fishing Top sia nei colloqui che ho il sabato con i clienti del reparto carp fishing al Brico Sport di Seregno: come si fa ad annodare il lead core? Su internet si trovano decine di foto e di video che spiegano come fare, e a questi ho aggiunto il mio: lo trovate qui sotto ed è sufficiente cliccare sul riquadro per godersi direttamente la sequenza su questa pagina. Si tratta di un'operazione veramente semplice che, una volta diventata routine, si fa anche a occhi chiusi.




martedì 10 giugno 2014

Serata Nash al Bricosport di Seregno

Son veramente passati sei mesi dall'ultimo aggiornamento?! «Vergognati, Paolo!». Avete ragione: come mi capita, purtroppo spesso, ogni tanto mi dimentico del mio blog. Sbagliando. Comunque ho un po' di contenuti pronti da pubblicare. Partiamo da questo, recentissimo: tre video registrati durante una visita di Matteo Marmocchi (Nash Tackle) al punto vendita Bricosport di Seregno (dove mi trovate ogni sabato) in cui l'angler spiega il funzionamento delle nuove pasture da zig (Bug Life Mix), del Magma e del tungsteno liquido Cling-On. Enjoy it!