giovedì 2 dicembre 2010

I ♥ NY


Dietro il nome "Thundercut" si nasconde un duo che ha fatto dell'ambiente urbano lo spazio entro cui creare, mostrare e diffondere la propria arte. A rendere famoso nell'ambito della street art questo combo di Brooklyn sono stati soprattutto i fantasiosi adesivi (stickers) applicati, ovviamente in modo abusivo, ai semafori della Grande Mela. Perché parlarne in un blog di pesca? Guarda la foto qui sopra, scattata a Chinatown: questo walker – si chiamano così gli omini creati con gli adesivi – è proprio un pescatore! Lo ammetto, è un po' come il black bass appeso alla parete e vestito da Babbo Natale che canta ogni volta che fai rumore, ma se sei un geek della pesca non puoi non apprezzare questa chicca...

Per saperne di più: Thundercut.com Clicca sul quadrato rosa e poi entra nella sezione "Outside Art": da lì poi si accede alla sezione "walkers".

venerdì 19 novembre 2010

Il "Ghiaione"


Dovrei fare, come promesso due settimane fa, un report dettagliato dell’enduro di Viverone. Ma non ci riesco. Tolta infatti l’ottima compagnia, questa nuova esperienza sulle sponde del lago biellese può essere descritta con una sola parola, moltiplicata per tre: pioggia, pioggia, pioggia. E ancora pioggia. Nella mia “carriera” (che parolone!) ho pescato diverse volte in condizioni estreme, al limite dell’incolumità fisica: mi sono beccato temporali fortissimi, ho guadato un fiume che stava gonfiandosi a ritmi vertiginosi, ho preso trombe d’aria e bufere di vento, mi sono rotolato nel fango per tre giorni e una volta sono quasi stato inghiottito dalle sabbie mobili. Ma come insegnano i maestri di tortura, il supplizio più grande non è quello che ti fa urlare di dolore, bensì quello che ti consuma lentamente, fisicamente e psicologicamente. Un po’ come le gocce che cascano senza tregua sul cranio del condannato. Stilla dopo stilla, si forma il buco che coincide col baratro. Ora, facendo le debite proporzioni, qui stiamo parlando di qualcosa che ha molto a che fare con il supplizio della goccia. Non una, ma milioni di gocce sopra la testa (mia e di Giulio) per tre giorni interi. Vestiti zuppi, tende riaperte per una settimana in garage, boilie ammuffite da buttare via e la sensazione, mai provata prima, nemmeno a Pasqua di qualche anno fa a Pusiano dopo cinque notti di pioggia ininterrotta, del “chi me l’ha fatto fare”. Però, nel bene o nel male, stare sulle sponde ti insegna sempre qualcosa. Ecco allora che si presenta l’occasione per conoscere una postazione da sempre bistrattata ma che da qualche tempo si è trasformata in un buono spot: il famigerato “Ghiaione”.

giovedì 4 novembre 2010

[Endine 2010] Non sarà l'ultima

Da sinistra a destra, King, Il Menega, Luca, Silvio, Walter, Davide

Non sarebbe stato lecito chiedere ulteriori regali al destino. I primi raggi di sole iniziano a bussare con violenza alla porta delle nostre tende dicendoci che ci siamo fatti una bella dormita. La notte è stata serena, tranquilla, riposante, la prima senza l’assillo della cattura a tutti i costi ed è stata cullata da quel senso di appagamento difficile da spiegare a chi non sa cos’è per noi Endine – dopo tutto si tratta di due carpe “normali” – ma che è così chiaro sui nostri volti mentre sgranocchiamo due biscotti. È andata anche questa. Bene, molto bene, perché se al ritrovo si parte tutti con la sola idea di vincere, bastano pochi attimi sulle sponde per capire che gli “eletti” saranno pochi. E sarà solo il lago a decidere. Lentamente, in silenzio, ripercorriamo al contrario il percorso iniziato tre giorni fa. Le borse si riempiono di nuovo, le tende tornano nelle loro sacche e i piombi fendono per l’ultima volta l’acqua del lago magico. Anche le macchine, orribili nei giorni scorsi per quel senso di vuoto dato dalla mancanza dei sedili, riprendono vita addirittura in modo “barocco”, riempiendosi a più non posso di tutta la nostra attrezzatura. È solo nel momento in cui sento il profondo “clack” del portellone dell’auto per l’ultima volta che ritorno per qualche istante a me stesso. Guardo il Lago di Endine che sguscia pacifico tra le due montagne verdi, che a loro volta si specchiano nelle sue acque donandogli il colore che riconosci a un chilometro di distanza e che ti fa dire «Ah, è Endine!» ogni volta che vedi una foto. È finita, bisogna tornare a casa. Certo, adesso arriva il bello: la premiazione, la consegna della beneficenza (parentesi: 5.500 euro, applausi agli organizzatori!), l’estrazione dei premi della lotteria e il sempre divertente pranzo finale. Ma il saluto a lui, al lago, è qui e ora. Non può essere altrimenti. È nell’ultimo sguardo prima di ficcare la testa in macchina e tornare alla vita vera insieme con il gracchiare indistinto della radio che non prende bene il segnale. Già, la vita vera, quella che ti chiama a sé e da cui cerchi di sfuggire ogni volta che armi le canne per attendere che il buio ti abbracci e ti faccia sparire dal giudizio di ogni giorno uguale a se stesso. E allora la gioia si vela un poco, macchiata dal fastidioso pensiero che questa Maratona potrebbe essere l’ultima. «Non lo sarà»: il lago scompare dietro una curva e il clacson di un camion mi colpisce come un pugno. È ora di ributtarsi nella mischia. È ora.

mercoledì 3 novembre 2010

[Endine 2010] Wooooow: è qui la festa!


Smaltita la sbornia di adrenalina, la bella carpa di Endine scivola lenta nella sacca di pesatura in attesa dei giudici. Non c’è tempo da perdere perché là sotto ci sono altre possibili prede. Ne siamo sicuri, ora abbiamo la conferma che la canapa ha creato frenesia e che quella frenesia che vedevamo nell’ecoscandaglio sottoforma di archi era prodotta dalle carpe. Insomma, si chiude il cerchio, quell’esemplare potrebbe non essere il solo ad aver trovato il letto di canapa e ad avere piantato il muso sul fondale per nutrirsi abbondantemente dei semini neri. Mentre sistemo il materassino e sciacquo il guadino, Dani è già in barca con un omino di neve. Lo vedo allontanarsi verso il segnalino, assorbito dalla foschia. Dentro di me sono felice, per me e per lui. Abbiamo sbloccato il nostro enduro, cercando la cattura e trovandola. Pazienza se non stiamo lottando per la classifica, ci interessa relativamente in fin dei conti. Quella carpa per noi vale molto ma molto di più, con buona pace di chi non si esalta per una baffona di 8 chili tondi tondi. Sono le otto e mezza del mattino di sabato. Mi preparo la colazione e mando un messaggio alla mia Isabella: è il momento di rilassarsi perché tra poco avremo ospiti…

martedì 2 novembre 2010

[Endine 2010] Strike!


L’ultimo ricordo prima del buio totale della coscienza è il rombo di una moto che rompe il silenzio dietro di noi. Davvero un miracolo non sentire rumori dalla statale da almeno una mezz’ora abbondante. Cado in un sonno molto profondo, senza sogni. Riapro gli occhi sabato mattina ben prima che la sveglia suoni per il consueto recupero della canna “lunga”. Fuori dalla tenda non è ancora giorno; non è buio, perché non ho più bisogno della lampada frontale per muovermi, ma il sole non è ancora spuntato dalla montagna e non buca la lieve foschia che opprime il lago. Il viavai delle auto è ricominciato e stona con l’assoluta quiete sulla superficie. Qualche salto, poche bollate: il Lago di Endine sembra ancora immerso in un sonno da favola. Mi avvicino all’acqua per toccarla, come faccio ogni mattina. «Seconda notte di fila senza catture», dico tra me e me, mentre ripercorro tutti gli step del giorno precedente e mi chiedo cosa posso aver sbagliato, preoccupandomi al contempo di non sapere assolutamente cosa fare per sbloccare la situazione. Ma poi ecco lo squarcio, la staffilata, la rasoiata sonora che mi distoglie da qualsiasi pensiero. C’è una canna del King, quella più a destra piazzata vicino al canneto, che sta per saltare via dal picchetto!

martedì 26 ottobre 2010

[Endine 2010] Piccoli cambiamenti


Dopo i primi due giorni di silenzio totale ci apprestiamo ad affrontare la seconda notte a Endine. Dal punto di vista della scelta degli spot decidiamo di non cambiare una virgola. Come mostra il disegno qui sopra, le canne rimangono esattamente dove sono state calate la notte precedente. C’è una sola variante, ed è cromatica: il pallino azzurro significa che lì, in quel punto abbiamo preso. Non una, ma due carpe. Una all’alba e una in pieno giorno. Ma andiamo con ordine e ripercorriamo i ragionamenti che abbiamo fatto per affrontare al meglio la seconda notte.

lunedì 25 ottobre 2010

[Endine 2010] La postazione e il chod rig


«Meneghelli-Chiodini… postazione 4». La “Fermata del bus”: inizia da qui la nostra avventura della Maratona di Endine 2010. Tu che leggi farai fatica a crederci, ma nelle mie elucubrazioni nei giorni precedenti alla gara questa postazione faceva parte delle “best 3”. Prima di lei, solo la postazione “Bar Biali” e “Casa Rosa”, nella zona bassa del lago, dove ci sono erbai, ninfee e… carpe! La “Fermata” è la terza scelta, ma è una scelta di lusso. Sì, perché negli scorsi anni qui è sempre andata bene, a eccezione del 2009. Nel 2008 hanno addirittura vinto la classifica a peso totale e la cosa che ci fa ben sperare è la somiglianza delle condizioni climatiche e meteorologiche di allora con quelle che incontreremo nei quattro giorni. Sappiamo dalle previsioni che non pioverà e che farà abbastanza caldo per il periodo, quindi le carpe molto probabilmente andranno cercate negli erbai perché non saranno molto mobili e non si sposteranno su e giù per il lago. Insomma, tutto inizia molto bene!

giovedì 21 ottobre 2010

[Maratona2010] Siamo tornati!


Sono trascorsi ormai molti giorni dalla Maratona Internazionale Benefica di Endine 2010, giunta ormai alla quattordicesima edizione, per me la sesta di fila. E' difficile raccontare il frullatore di tensione, di emozione, di pace e di allegria che io e il mio socio Daniele "King" Chiodini abbiamo vissuto in questo lungo weekend. Come al solito. Perché del resto la ricetta è sempre la stessa: un lago magico, carpe mitiche (e grosse, ovviamente), organizzazione impeccabile e un gruppo di pescatori con pochi grilli per la testa e tanta voglia di staccare dal quotidiano e di vivere, per l'ennesima volta, un'avventura senza pari, anche se "condita" da un sonoro cappotto (quest'anno 16 coppie su 32 senza catture). E in effetti per molti finisce così: carpe zero, divertimento tanto. E pazienza se hai passato una giornata di luglio con gli occhi sull'orologio del telefonino per aspettare le ore 20, momento in cui devi essere scaltro, veloce e rapido a mandare quanti più sms possibili per far parte dei "magnifici 32" che saranno protagonisti all'enduro. Per poi scoprire, fremendo per una settimana intera, che ci sei, che parteciperai alla Maratona Benefica di Endine. E questo ti basta...

venerdì 1 ottobre 2010

Manca meno di una settimana...


Fra sette giorni a quest'ora sarò sulla mia bella barchetta a radiografare il fondale del settore del Lago di Endine che la dea bendata avrà deciso di metterci davanti. Manca meno di una settimana a quello che è per me l'appuntamento più atteso della stagione, ovvero la Maratona Benefica. Sono ormai quattordici le edizioni e io sinceramente sono fiero di essere qui ancora a prepararmi per la mia "settima volta". La quinta di fila.

venerdì 30 aprile 2010

Hot spot: la mia TOP 10

Leggo quasi ogni giorno blog che non trattano di pesca. Basket, musica, motori: sono divertenti e aiutano a buttare via il tempo della pausa pranzo. Ho notato che molti blogger se la spassano stilando diverse top ten. C’è chi parla dei migliori cestisti degli ultimi vent’anni, chi della giocata sul rettangolo verde più bella della storia, chi illustra quali sono i suoi suv al top. Insomma, ogni blog ha le sue top ten. Ecco la mia, e si parte dagli spot. Con tre premesse: primo, si tratta di spot in cui ho pescato almeno una volta (tranne uno, ma è come se l’avessi fatto); secondo, solo due di questi mi hanno regalato un pesce che può essere definito “big” (in parole povere, ho considerato il contesto dello spot nel suo insieme, al di là delle catture); terzo: non ci sono cave a pagamento.

giovedì 22 aprile 2010

Crederci sempre

Cosa significa “crederci sempre”? Ovvio: non mollare mai, fino a quando non raggiungiamo il risultato che ci siamo prefissati. Nella pesca, come nella vita, questo atteggiamento nasce dall’incrocio di due elementi fondamentali: il desiderio per qualcosa e la fiducia in se stessi. Se uno dei due manca, o è troppo debole, non arriviamo dove vogliamo. Continuiamo ad arrampicarci sui vetri senza raggiungere mai la vetta. Brutto, eh?!

venerdì 16 aprile 2010

Prima e dopo

Agosto 2009


Aprile 2010
...
Stesso lago, stesso spot, stesso albero. Cambiano solo i colori e la vegetazione rigogliosa. E un "piccolissimo" particolare: il livello dell'acqua. Questo è il Lago di Gramolazzo, splendido bacino toscano abbracciato dai monti della Garfagnana. La prima foto mostra com'era nell'agosto 2009, nei giorni in cui stavo realizzando l'itinerario per la rivista Carp Fishing Magazine. Il livello dell'acqua, come mi ha spiegato Giovanni Martini, responsabile della sede Cfi della Garfagnana, raramente si alza fino ai massimi raggiunti l'estate dello scorso anno. Un caso eccezionale, quindi. La norma invece è più simile a quello che si vede nella seconda foto, scattata il lunedì dopo Pasqua di quest'anno. Ciò che era sommerso nell'agosto 2009 (albero compreso), oggi non lo è più.
Parte del fondale è scoperta e si vede chiaramente che l'acqua è rimasta solo nella parte centrale, dove c'è il canalone che corrisponde al vecchio letto del fiume. Con queste condizioni si vedono bene le secche, le buche e i rialzi di fondale, così come le grosse rocce sulla sponda opposta. Insomma, si possono mappare bene gli hot spot! Peccato per le catture, ancora rare a causa della temperatura dell'acqua e al forte sbalzo di livello. E peccato per la frega: le carpe saranno in grado di riprodursi con queste condizioni?

Vi lascio con altre due curiosità fotografiche. La prima foto qui sotto mostra la zona bassa del lago, per intenderci quella che corrisponde con l'ultimo tratto del fiume Serchio: praticamente, quasi mezzo lago non c'è più! Le seconda invece mostra un particolare a cui ho fatto cenno nell'articolo di Carp Fishing Magazine: si tratta della vecchia strada che una volta costeggiava il lago fino alla diga. Bene, un paio di settimane fa abbiamo potuto piazzarvi sopra sedie e canne, nell'agosto 2009 era invece sommersa da quasi 3 metri d'acqua...

La zona meno profonda del lago: ma l'acqua dov'è finita?

La vecchia strada: in agosto era sommersa...
...
Un saluto a Giovanni e a Matteo: grazie per la compagnia e per averci accolto ancora alla grande nella vostra "casa". E' sempre un piacere tornare a Gramolazzo...

martedì 30 marzo 2010

Ci voleva proprio!

La foto che vedete qui sopra risale ormai a un mese fa. Dopo un inverno tribolato sono finalmente riuscito a inaugurare l'anno con un nuovo post, nella speranza di tenere aggiornato il blog con più continuità. Il senso di questo messaggio va al di là della mera pescata riuscita a meraviglia. Dietro c'è un significato più profondo.